Renzo Piano: “Ricostruire le città in legno senza spostare i terremotati”
29 Ago 2016 8:16 - di Redazione
A lezione dall’ architetto più famoso d’Italia. Per capire come «rammendare» (parole di Renzo Piano) un territorio ferito nel suolo, negli edifici e anche nell’animo dei suoi abitanti. Che devono restare lì dove hanno le loro radici e non subire lo choc di un trasferimento forzato in «new town» come avvenne a L’Aquila. Ma nemmeno rimanere al freddo in tendopoli o container, si legge su “la Sampa”.
“Case in legno per l’emergenza senza spostare i terremotati”
Matteo Renzi in una torrida domenica d’agosto, dopo la commozione dei funerali di Ascoli, si inventa un colpo a sorpresa e vola, in elicottero, a pranzo da Renzo Piano nel suo studio a picco sul mare di Vesima, a Genova. Proprio l’architetto genovese aveva affrontato i nodi della ricostruzione postterremoto proponendo un nuovo approccio: cantieri «leggeri» anche se più duraturi, niente deportazioni per la popolazione dei luoghi colpiti, lavoro di precisione e recupero degli edifìci danneggiati. E, in un secondo tempo, un grande piano di incentivi per i privati e interventi sui palazzi pubblici (scuole, ospedali), per la messa in sicurezza del territorio. Piano, durante una seduta del Senato, aveva invitato il premier a vedere i lavori del suo «building workshop» genovese e della sua fondazione. Invito raccolto da Renzi e più volte rimandato, sino a ieri. Un blitz, non una passerella, dal momento che per la visita non erano state avvisate autorità locali di sorta. Solo Renzi e la moglie Agnese, a colloquio con l’architetto, la moglie e parte del suo staff davanti a un piatto di pasta al pesto e al mare di Genova sull’orizzonte.
Renzo Piano sarà coinvolto nella ricostruzione?
Sono stati a tu per tu quattro ore, Renzi e Piano, prima di scendere la collina sull’ascensore di cristallo stile Willy Wonka del senatore e visitare la fondazione Piano, dove sono esposti alcuni dei disegni che si sono tradotti in costruzioni iconiche in giro per il mondo. «Buona domenica», si è limitato a dire il premier all’uscita. Non si sa, ad ora, se Piano verrà coinvolto personalmente nel programma di ricostruzione post-sisma, ma ha dato la sua disponibilità per aiutare. L’architetto ha già collaborato con il governo sponsorizzando i progetti per il «rammendo» delle periferie delle grandi città tramite l’urbanistica partecipata. Ieri ha consigliato un approccio diverso alla ricostruzione, invitando a dare un segnale forte con il restauro degli edifici pubblici danneggiati e con l’approccio verso gli sfollati: «Non si deve allontanare la gente da dove ha vissuto e creato relazioni», ha ripetuto l’architetto, «si può fare come ad Onna, (uno dei paesi abruzzesi devastati dal terremoto del 2009, ndr) con le case in legno davvero temporanee, le prime a essere entrate in funzione, costate 600 euro a metro quadro, contro i 1.800 delle nuove costruzioni». Proprio a seguito della tragedia dell’Aquila Renzo Piano aveva realizzato l’Auditorium – temporaneo e finanziato dalla provincia di Trento – del Parco, a pochi metri dal centro storico semidistrutto, con lo scopo dichiarato di evitare che la popolazione abbandonasse quella parte di città.