Scuola, le balle della Giannini sulla mobilità. Sindacati e prof in rivolta
Scuola, il Ministero prova a metterci una pezza. «Il piano straordinario di mobilità degli insegnanti non sta avvenendo sulla base di una formula magica, ma attraverso una traduzione informatica. Il sistema sta procedendo regolarmente, mettendo a regime tutta la mobilità. Non c’è nessun errore». Dai microfoni di Radio 24 il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, respinge così le proteste degli insegnanti per gli spostamenti di sede previsti per il prossimo anno scolastico. La principale conseguenze della “buona scuola” di Renzi che ha messo in ginocchio molti docenti costretti a peregrinare per l’Italia.
Scuola, le balle del ministro Giannini
La Gilda non ci sta: «Il ministro Giannini, negando l’evidenza dei fatti, insiste nell’affermare che il sistema scuola è efficiente e tutto sta procedendo regolarmente, che non ci sono errori nella mobilità, e che il piano straordinario dei trasferimenti non sta avvenendo sulla base di una formula magica ma attraverso una traduzione informatica. È falso». L’ampia casistica di errori segnalati da tantissimi docenti – spiega il coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio, racconta una realtà molto diversa, presenteremo una richiesta di accesso agli atti per conoscere il famigerato algoritmo che sta decidendo la sorte professionale, e anche umana, di migliaia di insegnanti». In rivolta anche i precari del Mida, tra i protagonisti della crociata contro la riforma della scuola targata Renzi.
La Gilda chiede l’accesso agli atti
Alla nostra richiesta di ritirare il tabulato della mobilità del primo ciclo e di fare un controllo dell’algoritmo – si legge nella nota del sindacato – tarandolo sul punteggio dell’aspirante alla mobilità e di lavorare nuovamente i movimenti il ministro “della scuola” ha opposto il suo niet. Contestualmente, però, ha annunciato che impartirà istruzioni agli Usp per procedere alla conciliazione con i docenti che ne faranno richiesta, così da poter ripristinare il diritto degli insegnanti alla sede sulla base del punteggio». Questa – conclude Di Meglio – «è un’ammissione di colpevolezza che sconfessa le parole del ministro Giannini, alla quale dunque chiediamo di assumersi la responsabilità politica di questo pasticcio che rappresenta uno dei tanti effetti nefasti provocati dall’applicazione della legge 107/2015».