Trascende la campagna Usa: Trump Hitler, Melania escort, Hillary Nerone
Trascende la campagna elettorale per la Casa Bianca 2016: Donald Trump «più psicopatico di Adolf Hitler»; Hillary Clinton «peggio di Nerone». Almeno sulla carta e a dar retta ai parametri tracciati da un ricercatore di psicologia di Oxford, Kevin Dutton, che si è spinto a fare una classifica del tasso di eccessi di carattere – quanto meno potenziali – di leader o pretendenti tali della storia recente e remota. Stando alle sue elucubrazioni, lo score più alto spetta a Saddam Hussein, con 184 punti (parlandone da vivo), ma The Donald non è poi così lontano, a quota 171. Mentre Hitler si ferma un gradino sotto, a 170. Quanto a Hillary, il risultato è 154, subito davanti a Nerone. Parecchio più indietro, pur con punteggi di ragguardevole allarme, figurano invece i nomi della defunta lady di ferro Margaret Thatcher e della “regina vergine” Elisabetta I, rispettivamente a 136 e 130. Dutton precisa peraltro d’aver riscontrato un’inclinazione a elevati livelli di paranoia o a tendenze estreme sia nei profili di leader universalmente ritenuti malvagi sia di altri giudicati in modo più benigno nei libri di storia. Fra i dati caratteriali presi in considerazione – spiega il ricercatore in dichiarazioni rilasciate al Telegraph e riprese oggi da vari media online – ve ne sono alcuni, «come il coraggio o la resistenza allo stress, che possono essere positivi» in ruoli di comando. Intanto Melania Trump questa volta passa alle vie legali. I suoi avvocati hanno annunciato querela nelle scorse ore contro il tabloid britannico Daily Mail, accusato – riportano i media londinesi – di aver sparso voci e pettegolezzi «falsi al 100%» su di lei. La consorte del magnate e candidato repubblicano alla presidenza Usa punta il dito contro i sospetti di immigrazione illegale rilanciati sul suo passato dal Mail sulla base d’un articolo analogo – peraltro già smentito dall’entourage di Trump – del sito americano pro-Hillary Politico. Sospetti a cui la sensazionalistica testata di Londra ha sommato qualche maldicenza su fantomatiche attività da escort attribuite alla pretendente first lady di origine slovena negli anni ’90.
Intanto per Hillary torna l’incubo emailgate
Proprio quando sembrava un capitolo chiuso, torna l’incubo emailgate per la candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti Hillary Clinton che potrebbe vedere una nuova ondata di sua corrispondenza del periodo in cui era a capo del dipartimento di Stato, diffusa pubblicamente proprio a ridosso dell’election day il prossimo 8 novembre. È un giudice federale ad imporlo, dopo che l’Fbi – già incaricata di indagare sulle e-mail ricevute e inviate da account e server privati di Hillary Clinton quando era capo della diplomazia americana – è incappata in un’altra montagna di corrispondenza: 15mila e-mail per la precisione, che vanno ad aggiungersi alle 30mila già recuperate, consegnate all’Fbi e da questa analizzate giungendo alla conclusione che, pur constatata la “grave negligenza”, non vi sono i termini per procedere contro la ex segretario di Stato. Adesso però il dipartimento di Stato deve spulciare questa nuova montagna di corrispondenza (14.900 e-mail), presumibilmente parte di quel materiale scartato in quanto considerato di natura personale e non rilevante nel giudicare l’operato di Hillary Clinton segretario di Stato, e deve farlo in fretta, a partire dal 22 settembre, comunicando anche un calendario per la diffusione. Naturalmente da Foggy Bottom si garantisce massima collaborazione, lasciando intendere tuttavia che il lavoro è molto e i tempi sono stretti. Ovviamente lo staff di Hillary minimizza affermando che dubita ci sia granché di interessante tra le nuove e-mail ma che comunque è a favore delle pubblicazione di qualsiasi cosa non sia di natura personale. Però proprio adesso che la candidata democratica sembra assestatasi su un comodo vantaggio nei sondaggi rispetto a Donald Trump tornare su questo tasto vuol dire ricordare all’America che su Hillary è e resta diffidente.