Appalti nella Marina militare di Taranto: arrestata ufficiale donna

18 Set 2016 20:02 - di Redazione

Manette anche per una ufficiale donna. Non finisce di riservare sorprese l’inchiesta condotta dalla Procura di Taranto sugli appalti assegnati da Maricommi, il commissariato di Marina al centro della presunta tangentopoli militare tarantina che ha portato all’arresto di 12 persone in due anni e mezzo. Nella serata di sabato i finanzieri del nucleo di polizia tributaria, diretti dal tenente colonnello Renato Turco, hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – per concorso in corruzione aggravata e turbativa d’asta – al tenente di vascello Francesca Mola, di 31 anni, responsabile del settore contratti di Maricommi. L’ufficiale donna è stata prelevata dalla sua abitazione di Crispiano e condotta nella sezione femminile del carcere di Taranto. Poche ore prima il gip Valeria Ingenito, che ha firmato il provvedimento restrittivo su richiesta del sostituto procuratore Maurizio Carbone, aveva convalidato l’arresto – avvenuto mercoledì scorso – del capitano di vascello Giovanni Di Guardo, di 56 anni, comandante di Maricommi, inviato dallo Stato Maggiore della Marina a dirigere il reparto dopo la prima ondata di arresti, e dell’imprenditore Vincenzo Pastore, di 69 anni, presidente della cooperativa Teoma (che si occupa di servizi di pulizia) nonché sindaco del comune di Roccaforzata (Taranto). Di Guardo era stato bloccato per strada dai finanzieri dopo aver ricevuto dall’imprenditore una busta contenente 2500 euro.

“La Marina Militare auspica che si faccia chiarezza”

Si trattava, secondo l’ipotesi investigativa, del secondo acconto versato per l’aggiudicazione di un appalto, non ancora assegnato, di 11 milioni e 300mila euro, relativo al servizio di pulizie nelle basi di Taranto e Napoli. Pastore – sempre secondo i pm – avrebbe corrisposto a luglio, a Di Guardo, un’altra mazzetta da 10mila euro. Per pilotare l’appalto, sempre stando alle ipotesi dell’accusa, i due ufficiali avrebbero dovuto ricevere in cambio circa 200mila euro e auto di lusso. Decisive sarebbero risultate alcune intercettazioni ambientali che, insieme al sequestro di documenti e supporti magnetici e ai servizi di appostamento e pedinamento, hanno avvalorato i sospetti degli inquirenti. Nell’abitazione di Di Guardo i militari della Guardia di finanza hanno trovato altri 2.500 euro in banconote da 50, sequestrati perché ritenuti frutto della tangente pagata da Pastore. Dopo l’ennesimo arresto, la Marina Militare “auspica che si faccia chiarezza al più presto su tutta la faccenda, che si possano rapidamente chiudere le indagini e definire la posizione di chi è coinvolto”. Nel frattempo, esprimendo “totale fiducia nel lavoro della magistratura”, spiega che “nessun atto amministrativo di impegno da parte della Marina Militare é stato assunto in quanto la gara in questione non si è svolta e l’appalto non è stato aggiudicato”.

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