Brasile, arrestato un altro ex-ministro (di origini italiane) di Lula e Rousseff
Nuova tegola in Brasile sui governi di Luiz Inacio Lula da Silva e di Dilma Rouseff: l’ex-ministro, Antonio Palocci, è stato arrestato stamattina a San Paolo del Brasile nell’ambito dell’inchiesta “Lava-Jato” (Autolavaggio) sui fondi neri Petrobras, una nuova offensiva della magistratura brasiliana contro la corruzione. che attanaglia il Brasile e che ha portato alla fame milioni di persone.
Palocci, di origini italiane, è stato ministro delle Finanze del Brasile dal 2003 al 2006 dell’ex-presidente Luiz Inacio Lula da Silva e della Casa civile nel 2011 durante il primo mandato di Dilma Roussef.
Secondo la polizia federale del Brasile, in cambio di mazzette, Palocci, quando era al governo, «intervenne direttamente per far ottenere vantaggi» al gigante delle costruzioni Odebrecht, una delle imprese convolte nella Mani Pulite brasiliana.
Palocci è il secondo ex-ministro delle Finanze di Lula – a sua volta rinviato a giudizio per corruzione e riciclaggio – arrestato in pochi giorni in Brasile: giovedì scorso era toccato al genovese Guido Mantega, poi rilasciato poche ore dopo.
Oltre che in quest’ultima inchiesta, Palocci rimase coinvolto anche nello scandalo di tangenti esploso in Brasile nel 2005 durante il primo governo Lula e noto come “Mensalao“.
Per l’avvocato di Palocci e dello stesso Mantega, Josè Roberto Batochio, l’azione degli inquirenti della “Lava-Jato” contro i suoi clienti corrisponde al «miglior stile della dittatura militare».