Il Consiglio d’Europa difende i rom e dice che l’Ungheria è razzista
I rom costituiscono un’emergenza, ma ancora una volta il Consiglio d’Europa fa loro da paladino, da difensore d’ufficio. Lo aveva già fatto con l’Italia, dicendo che avevamo troppo poco per integrarli, ora lo fa con l’Ungheria, dando dei razzisti a tutti i cittadini ungheresi. In Ungheria i Rom sono vittime – si legge sul rapporto – «di una discriminazione sistematica» in tutti i settori, dagli alloggi, all’accesso al lavoro, ai servizi sanitari e alla scuola dove in questi la negli ultimi anni è aumentata la segregazione degli alunni appartenenti a questa etnia». Fanno trasalire le parole del comitato consultivo sulla convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, che è un organo del Consiglio d’Europa, nel rapporto redatto sui dati raccolti in Ungheria nel corso del 2015.
«I rom sono vittime»
Nel documento si sottolinea unilateralmente il fatto che i rom siano vittime di attacchi fisici e che movimenti e partiti estremisti, tra cui Jobbik, continuano a diffondere pregiudizi e odio contro questa minoranza. Non si chiedono – i consiglieri d’Europa – come mai una larga parte della popolazione ungherese non ne possa evidentemente più di sentirsi minacciatia ed accolga posizioni ce i buonisti definiscono xenofobi e discriminatori. In realtà c’è una discriminazione al contrario: i rom sarebbero quelli che si vogliono integrare e gli ungheresi sarebbro i cattivi. Il comitato chiede alle autorità ungheresi «azioni immediate» per prevenire, combattere e sanzionare gli atti discriminatori nei confronti dei Rom. Inoltre domanda di attuare «con urgenza» tutte le misure necessarie per porre fine alla segregazione scolastica di questa minoranza, assicurando anche che tutti i minori Rom abbiano «le stesse opportunità di accesso a tutti i livelli d’istruzione». In realtà, sappiamo -secondo quanto accade in Italia – che i comuni spendano molti denari pubblici per la scolarizzazione dei rom, ma che questi non frequentano poi in realtà le lezioni a scuola.