Corbyn resta alla guida dei laburisti. Ma le dispute interne restano
Jeremy Corbyn resta alla guida del Partito Laburista britannico dopo le spaccature di questi mesi. Il leader della sinistra interna, 67 anni, è stato confermato segretario con ampio margine sullo sfidante Owen Smith, espressione dei deputati ribelli, grazie al voto del 62% della base: un record, meglio d’un anno fa. Alla consultazione erano ammesse oltre 650.000 persone. Gli apparati avevano invece escluso altre 130.000 persone, ritenute in larga parte corbyniane, iscrittisi alle liste dei simpatizzanti solo a partire dal gennaio.
Owen Smith aveva lanciato la sua scalata alla leadership dopo la ribellione dei parlamentari, a seguito dello vittoria shock della Brexit al referendum di fine giugno, di cui secondo molti è responsabile anche Corbyn, che ha condotto una campagna tiepida per la permanenza del Regno Unito nella Ue. Con Corbyn a capo del partito, secondo molti commentatori, la debolezza della posizione del Labour potrebbe convincere il governo conservatore di Theresa May, popolato di euroscettici convinti, a scegliere una “hard Brexit”, con l’uscita anche dal mercato unico europeo.
Il risultato non metterà fine alle dispute interne. Corbyn sostiene di aver ridato interesse alla politica a molti britannici che altrimenti non avrebbero neppure votato e gode del sostegno della sinistra estrema del partito, oltre che dei giovani militanti anti-austerity. Corbyn promette di scavalcare la maggioranza dei deputati laburisti, di estrazione centrista, rivolgendosi direttamente alla base per le scelte politiche e le nomine in posti chiave.