Da domani l’Onu alle prese con i clandestini e le guerre contro Siria e Libia
L’emergenza clandestini e rifugiati, la guerra in Siria e la crisi in Libia: su questi dossier sono puntati i riflettori della 71/ma Assemblea Generale Onu, che prende il via domani a New York. Circa 135 leader del mondo sono attesi al Palazzo di Vetro questa settimana – l’ultima volta per il presidente Barack Obama e per il segretario generale Ban Ki-moon – e dovranno far fronte ad un’ampia serie di crisi, molte delle quali interconnesse e giudicate senza precedenti. A dare il via ai lavori sarà il tema della crisi migratoria, al centro del vertice organizzato da Ban Ki-moon per lunedì, al termine del quale gli Stati membri adotteranno una Dichiarazione che contiene una serie di principi e impegni e che costituirà la base per arrivare alla firma di un Global Compact entro il 2018. Il giorno successivo prenderà il via il dibattito generale, aperto come di consueto dal Brasile, con il neo presidente Michel Temer, seguito dal collega americano, Barack Obama. Quindi, nel pomeriggio della giornata inaugurale, pronuncerà il suo intervento il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Nella delegazione italiana ci saranno anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e dell’Interno Angelino Alfano.
L’Onu farà la solita dichiarazione d’intenti
Sempre martedì, Obama ospiterà il Summit dei leader sui rifugiati, invitando i governi di tutto il mondo a impegnarsi significativamente nell’assistenza. Grande attenzione sarà dedicata anche alla lotta al terrorismo, e ai dossier di Siria e Libia, questi ultimi al centro di due incontri ad hoc a margine del dibattito in Assemblea Generale: per mercoledì 21 settembre è in agenda una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu sulla Siria, mentre i leader discuteranno della situazione in Libia il giorno successivo, nel corso di un incontro all’esterno del Palazzo di Vetro. Nei tanti eventi di alto livello organizzati nel corso della settimana si parlerà anche di clima, con Ban Ki-moon che preme per far entrare in vigore l’accordo di Parigi entro fine anno. Ancora, in agenda ci sarà la situazione umanitaria in Iraq, la riforma del Consiglio di Sicurezza, la pena di morte, la protezione del patrimonio culturale e il ruolo delle donne nella mediazione dei conflitti. Oltre a 1.100 bilaterali tra i leader del mondo. Sullo sfondo, in diversi incontri e riunioni si discuterà anche della situazione in Corea del Nord, che verrà affrontata pure nel tradizionale pranzo di Ban Ki-moon con i rappresentanti dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna).