Italiani rapiti in Libia: ci sono spiragli per una rapida liberazione
22 Set 2016 8:30 - di Redazione
Sono sempre ore di angoscia per i familiari di Bruno Cacace e Danilo Calonego, i due tecnici della società Con.I.Cos di Mondovì rapiti a Gath, nel Sud della Libia lunedì scorso insieme a un loro collega italo-canadese, Frank Boccia. Ma l’incubo potrebbe finire presto se verranno confermate le voci sempre più insistenti su una rapida e positiva soluzione della vicenda. Pur con tutte le cautele del caso, gli inquirenti si mostrano infatti abbastanza fiduciosi dopo il primo contatto andato in porto con esponenti delle bande Tuareg locali legate direttamente ai sequestratori, si legge su “il Sole 24 Ore“.
Voci di una rapida e positiva soluzione della vicenda
Una task force di uomini dell’intelligence italiana è già partita da Roma e si è ricongiunta in Libia con colleghi che operano da tempo su quel territorio perii monitoraggio della situazione che sta vivendo il Paese. I segnali che filtrano dalle strette maglie della riservatezza, sempre obbligatoria in casi del genere, lasciano aperti spiragli di cauto ottimismo. Anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, da New York, lancia messaggi tutto sommato rassicuranti. «Stiamo lavorando, sono le giornate più delicate – osserva Gentiloni – dobbiamo permettere a chi sta operando di farlo nel massimo del riserbo e senza polemiche. Serve ogni sforzo come sistema Paese – ha aggiunto – per risolvere la questione».
Gentiloni: «Sono le giornate più delicate»
Nel frattempo, la Con.I.Cos di Mondo- vì, multinazionale di ingegneria civile con varie commesse internazionali, segue «con apprensione minuto per minuto» l’evolversi della vicenda. Lo sottolinea la stessa azienda precisando che «l’informativa ai famigliari di quanto purtroppo accaduto è avvenuta prontamente in coordinamento con l’Unità di Crisi della Farnesina». Secondo l’azienda, al momento del loro rapimento Bruno Cacace e Danilo Calonego avevano portato con sé un solo autista armato che «fortunatamente, vista la situazione sopravvenuta, non ha reagito onde evitare il peggio». Secondo la Con.I.Cos. la regione del Fezzan, cioè a dire il Sud ovest libico, «è sempre stata un’area sicura, senza fatti di rilievo». Prova ne è – prosegue la multinazionale che la Con.I.Cos. ha potuto continuare con l’operatività delle commesse in corso, pur adottando le cautele del caso, fino alla consegna finale dei lavori dell’aeroporto prevista per il 19 settembre scorso”.