Jobs Act, l’Inps certifica il flop. Il centrodestra: «Poletti dimettiti»
Il Jobs Act si sta rivelando un “Jobs Flop”. Nei primi sette mesi del 2016 sono stati stipulati 972.946 contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni di contratti a termine e di apprendistato) a fronte di 896.622 cessazioni di contratti stabili con un saldo positivo per 76.324 unità. Il dato diffuso oggi dall’Inps è peggiore dell’83,5% rispetto a quello dello stesso periodo del 2015 (quando l’incentivo per i contratti stabili era più alto) ma anche del dato riferito al 2014 quando non c’erano sgravi (il saldo sui rapporti a tempo indeterminato era positivo per 129.163 unità). È la smentita clamorosa della politica del lavoro adottata dal governo Renzi
Brunetta: «Il Jobs Act è un Job Flop»
Il centrodestra va all’attacco dell’esecutivo. La politica della “droga”non ha funzionato, il Jobs Act ha solo pompato le assunzioni con contratti a tutele crescenti, senza creare nuovi posti di lavoro e soprattutto senza creare sviluppo e crescita. Sono stati, dunque, solamente bruciati quasi 20 miliardi, spesi per finanziare l’inutile decontribuzione”. Lo scrive su Facebook Renato Brunetta, capogruppo di FI alla Camera. “Tra gennaio e luglio le assunzioni complessive (stabili, determinati etc) sono state 3.428.000 – compresi i 408mila lavoratori stagionali – con una contrazione del 10% rispetto al 2015. Il dato è fortemente influenzato dal crollo dei nuovi contratti a tempo indeterminato, scesi, per l’appunto, del 33,7% (379mila in meno): d’altra parte lo scorso anno le imprese potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi a carico del datore di lavoro per tre anni. Da gennaio, invece, la decontribuzione è calata a 3.250 euro l’anno. A dimostrazione che più del Jobs Act erano proprio gli incentivi fiscali a sostenere la finta ripresa del mercato del lavoro. “Aspettiamo trepidanti il tweet di commento di Matteo Renzi. Nel frattempo, se avesse un po’ di decenza, il padre del Flop Act, tale Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, dovrebbe dimettersi ed ammettere davanti al Paese il suo fallimento”.
Rampelli: «Jobs Act, gli “sgravi” di Renzi si sono rivelati dannosi»
“Quello che dimostrano i dati dell’Inps è chiaro e inequivocabile. Il Jobs Act è ben lungi dall’aver riformato il sistema del lavoro. Ha semplicemente semplificato il sistema del licenziamento dei lavoratori”. Lo afferma il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli. “Gli sgravi fiscali che dovevano favorire le assunzioni di lunga durata – dice Rampelli – si stanno rivelando non solo inefficaci, ma addirittura dannosi. Se si assume per avere semplicemente riduzioni fiscali, significa che il governo ha anestetizzato i problemi: il costo del lavoro, la tassazione sulle imprese, la semplificazione burocratica e fiscale”.
Attacco al governo dalla Camusso
Critiche vengono anche da sinistra, per la precisione dalla dalla Ggil “Il Jobs Act -dice Susanna Camusso – non è stato uno strumento di stabilizzazione del lavoro ma di ulteriore strumento di destrutturazione dei diritti. Finché ci sono state le risorse della decontribuzione questo si è mascherato. Ora che ci si avvia verso la fine di quel periodo la verità è che ci si avvia verso forme precarie”. “Questa linea ci porta verso una progressione di disuguaglianza e povertà e non verso un modello di crescita positiva. Il governo – ha aggiunto – nei prossimi giorni presenterà un decreto correttivo del Jobs Act che continua a stare dentro lo stesso schema”.