In Italia stanno bene solo gli evasori: solo 500 comuni su 8000 li contrastano

10 Set 2016 10:47 - di Augusta Cesari

L’Italia è ferma, il Pil è fermo, i licenziamenti aumentano e il governo che ha fallito totalmente la sua politica economica sarà costretto a varare una legge di Stabilità lacrime e sangue per noi contribuenti, i soliti noti, coloro che paano sempre il conto dell’incapacità altrui. Un’unica cosa impedirebbe di tartassare i servizi e penalizzarci: combattere una volta per tutte l’evasoone fiscale. Ma questa è l’unica battaglia che non viene fatta. Solo il 7% dei Comuni italiani si è attivato, secondo dati disponibili sino al 2014 elaborati dalla Cgia di Mestre, nella lotta all’evasione fiscale. Su poco più di 8.000 Comuni presenti in Italia, infatti, solo 550 hanno dato origine ad un’azione collaborativa con l’amministrazione finanziaria. Inoltre, quei pochi municipi che si sono attivati hanno diminuito il numero degli accertamenti sui tributi erariali (Irpef, Irap, Iva, etc.). Il dato del resto va rapportato alle “maglie larghe” con cui il governo punisce gli evasori. I decreti attuativi della delega fiscale approvati lo scorso anno portano da 50mila a 250mila euro l’importo che fa scattare le sanzioni penali per chi evade l’Iva e da 50mila a 150mila il tetto per la dichiarazione infedele. Chi non la presenta, poi, avrà un anno per mettersi in regola con multe ridotte.

Gli evasori fiscali possono dormire sonni tranquilli…

Quindi, nessuna sorpresa, purtroppo, dai dati forniti dalla Cgia di Mestre. Sebbene siano aumentati gli incentivi fiscali a beneficio dei Comuni, nel Mezzogiorno l’attività di “intelligence” dei sindaci è stata pressoché nulla. Ad eccezione delle amministrazioni presenti nelle Regioni a statuto speciale che non sono incluse in questa elaborazione, tra i Comuni capoluogo di provincia del Sud solo Reggio Calabria, Vibo Valentia, Pescara, Teramo, Salerno, Lecce e Benevento hanno avviato delle segnalazioni agli uomini del fisco. Tutte le altre – in particolar modo Napoli, Bari, Foggia, Caserta, Taranto, Avellino e Cosenza – sono rimaste inattive. Alcune amministrazioni comunali “renitenti” sono comunque presenti anche al centro nord. Esse sono: Lodi, Sondrio, Biella, Vercelli, Grosseto, Lucca, Pisa, Siena, Belluno, Rovigo e Treviso. Cosa prevede la legge che consente anche ai Comuni di esercitare in prima persona la lotta agli evasori fiscali ? I sindaci, attraverso il coinvolgimento degli uffici comunali preposti, possono dar luogo ad un’azione di contrasto agli evasori trasmettendo all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia di finanza delle “segnalazioni qualificate” nei confronti di soggetti per i quali sono riscontrati comportamenti evasivi e/o elusivi. Il conseguente recupero di imposta accertato dagli uomini del fisco viene poi trasferito ai Comuni che hanno avviato l’operazione. I principali ambiti d’intervento per i quali i Comuni possono dar luogo a delle “segnalazioni qualificate” sono sintetizzabili in cinque macro aree: commercio e professioni; urbanistica e territorio; proprietà edilizie e patrimonio immobiliare; residenze fittizie all’estero e disponibilità di beni indicativi di capacità contributiva.

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