L’ultima intervista al generale Dalla Chiesa: “La mafia colpisce chi è solo” (video)

3 Set 2016 13:29 - di Carlo Marini

C’era un inquieto presagio nelle parole che il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva affidato a Giorgio Bocca nella sua ultima intervista: «Un uomo viene colpito quando viene lasciato solo». Quelle parole davano forza a un senso di impotenza, frustrazione, ostilità che accompagnò Dalla Chiesa nei suoi “cento giorni a Palermo”. La sfida alla mafia era cominciata lo stesso giorno (30 aprile 1982) in cui era stato ucciso Pio La Torre. E si sarebbe conclusa la sera del 3 settembre 1982 in via Carini: sotto i colpi di Kalashnikov di un commando il generale fu ucciso con la moglie Emmanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo. Mentre all’Ucciardone si brindava, in una Palermo stretta tra orrore e disperazione, una mano anonima lascio’ un cartello sul luogo dell’agguato: «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti».

Fratelli d’Italia ricorda l’esempio di Dalla Chiesa

«Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa era un punto di riferimento per l’Arma dei Carabinieri, un uomo di Stato che ha dedicato la sua vita alle Istituzioni fino all’estremo sacrificio. Trentaquattro anni dopo quel vile assassinio, in cui persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente della scorta Domenico Russo, continuiamo a dirgli grazie». È quanto dichiara Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, responsabile nazionale del Dipartimento Giustizia del partito. «Il suo esempio – aggiunge – sproni tutti noi a proseguire la lotta contro la criminalità organizzata, e ad essere accanto a quanti ogni giorno sono impegnati a garantire sicurezza, legalità e democrazia all’Italia».

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