Se in Italia anche il sisma è «mafia» non prendiamocela con Charlie Hebdo

3 Set 2016 13:17 - di Lando Chiarini

La satira sui morti non è solo una schifezza morale, ma rappresenta intrinsecamente un cortocircuito logico. La morte è immobilismo estremo, serietà eterna, compostezza artificiale. Nulla che le appartenga può perciò ispirare scherno, oltraggio, parodie. Persino un comico come Totò, il principe della risata, avvertì la necessità di separare la vita dalla morte lungo il crinale dell’assenza della dimensione gioiosa nell’aldilà. «Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive. Nuje simmo serie, appartenimmo à morte», fa dire nella Livella all’anima del netturbino Gennaro Esposito in risposta al nobile marchese, anch’egli defunto, che ne disdegnava la vicinanza di sepoltura. E forse anche questo è uno dei motivi per cui, a distanza di tanti anni, il riso di Totò non scuoce mai. Ad indignarci, tuttavia, non dovrebbe essere solo la vignetta di Charlie Hebdo che rappresenta le vittime del terremoto come lasagne multistrato, ma anche la seconda, quella che i satirici francesi hanno aggiunto a mo’ di condimento: «Italiens…c’est pas Charlie Hebdo qui construit vos maisons, c’est la mafia! (Italiani…non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia». Strano che sia passata praticamente inosservata. Strano, ma non troppo a pensarci bene, e non solo perchè oscurata mediaticamente dalla prima. La verità è che non c’erano alternative ad un imbarazzato silenzio. Già, perché – ci piaccia o meno – l’idea e l’immagine di un’Italia schiacciata dalla mafia e dalle consorterie criminali non è un’invenzione delle perfide matite di Charlie Hebdo, ma è tutta farina del nostro stesso sacco. Siamo noi che ci autorappresentiamo come una sorta di collettivo romanzo criminale animato da coppole storte, grassatori e impenitenti corrotti-corruttori. Così come siamo noi che godiamo nell’inventarci classifiche (ma chi le redige?) che puntualmente ci schiaffano in zona retrocessione, appaiati a staterelli africani di cui l’Italia sembra essere solo la testa di ponte verso l’Europa. Ci gonfiamo il petto nel dire che Gomorra si avvia ormai a entrare nella hit parade mondiale delle serie tv? Bene, a patto però che dopo non prendiamo cappello se qualcuno l si convince davvero che in Italia siamo tutti Pietro Savastano e tutti Totò Riina. In Europa non aspettano altro. Figuriamoci poi i francesi, che ancora non ci perdonano che il loro unico veramente grande – Napoleone – in realtà era italiano.

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