Torna in cattedra Agnese Renzi. Grazie alla “buona scuola” del marito
Primo giorno di scuola per la professoressa Agnese Landini, moglie del premier Matteo Renzi, neo-ssunta con chiamata diretta in virtù della riforma della scuola firmata dal marito, che ha generato un’ondata di proteste trasversali e la crociata dei sindacati precari.
Agnese Renzi torna a scuola
La first lady, nominata all’istituto linguistico tecnico Peano a Firenze con chiamata diretta per una cattedra di italiano e latino, é arrivata a scuola in auto in perfetto orario a un quarto alle otto circa. Jeans azzurri, maglietta bianca, maglioncino rosa e tacco alto, come da copionel Agnese Renzi é stata accolta da una valanga di scatti dei giornalisti in attesa davanti all’ingresso. Impermeabile alle polemiche, la signora Agnese ha dribblato le domande dei cronisti salutandoli con un sorriso prima di entrare nell’istituto. «Buongiorno e buon anno», ha tagliato corto.
Neo-assunta grazie alla “buona scuola”
L’assunzione della moglie del presidente del Consiglio non è passata inosservata. La chiamata diretta della scuola a due passi da casa ha insospettito i tanti docenti precari in attesa di collocamento, spesso spediti a centinaia di chilometri da casa. Con la riforma Renzi, la precaria Agnese Landini è diventata finalmente insegnante di ruolo. Dopo nove anni da insegnante precaria, l’ultimo dei quali passato a fare supplenze in un liceo fiorentino, è stata quindi scelta dalla dirigente scolastica del Peano direttamente dalla lista degli insegnanti in graduatoria, in base a «criteri meritocratici come l’esperienza nell’utilizzo delle tecnologie e la conoscenza delle lingue straniere». «È passata di ruolo trascorrendo più tempo sul Renzicottero che nella scuola», è uno dei tweet più velenosi pubblicato alla notizia della nomina. Ma anche: «Agnese Renzi insegnante di ruolo e con posto di lavoro sotto casa…che bello essere la moglie ultra paraculata del nostro corretto premier».
I precari in giro per l’Italia
C’è anche chi non ha avuto lo stesso trattamento. Nei giorni scorsi proteste in tutta Italia per le destinazioni: un’insegnante di Napoli è stata trasferita dal ministero a Verona. «Sono disperata, la mia richiesta di conciliazione non è stata ritenuta impellente e ora, dopo 25 anni di servizio e sacrifici, mi vedo costretta a rivolgermi ai giudici: non posso accettare un trasferimento a 860 chilometri da casa mia, non posso abbandonare i miei figli».