Un libro su Beppe Niccolai: dal “Fascists’ criminal camp” al Msi

9 Set 2016 15:08 - di Antonio Pannullo

È uscito recentemente per i tipi dell’Eclettica editore il libro di Alessandro Amorese su Beppe Niccolai. Il missino e l’eretico, protagonista indimenticato e indimenticabile della storia della fiamma tricolore. Il volume è predato da Gennaro Malgieri, che di Niccolai fu amico ed estimatore. Niccolai, pisano, classe 1920, sin da piccolo respirò in casa sua un clima culturale fecondo, grazie alla biblioteca del padre, preside di liceo. Aderì giovanissimo al fascismo e allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale partì volontario per la guerra, abbandonando addirittura il corso allievi ufficiali pur di giungere prima al fronte. In Africa si coprì di onore e di gloria. Dopo la disfatta italiana a opera degli inglesi, Niccolai fu preso prigioniero e tradotto al famigerato Fascists’ Criminal Camp di Hereford in Texas, dove ovviamente uno come Niccolai finì nel girone dei non collaboratori. Niccolai ha descritto molte volte le condizioni inumane e il disprezzo con cui gli “alleati” trattavano i fascisti italiani – e anche i soldati tedeschi – tanto, per un singolare moto dello spirito, per tutta la vita rifiutò non solo di imparare l’inglese, ma addirittura di pronunciarne parole. Laureato in giurisprudenza, a Pisa divenne consigliere comunale, carica che conservò per molti decenni, e poi consigliere provinciale. Nel 1968, poi, fu eletto al parlamento nelle file del Movimento Sociale Italiano, così come la legislatura successiva. Tuttavia, e questo lo differenzia da molti suoi colleghi, nel 1976 rifiutò di candidarsi, sostenendo che due legislature erano più che sufficienti e lasciando spazio alle giovani leve missine. Anche questo faceva parte della sua rara coerenza, fatta dalla capacità di antivedere quello che sarebbe successo alla Repubblica “democratica e antifascista”, consociativa, partitocratica, di lì a pochi anni. Questa visione era condivisa da tutto il Msi, però quello che Niccolai aveva intuito era il formarsi della “casta” che poi sarà individuata come tale solo negli anni successivi e che in definitiva ha portato all’affermarsi del Movimento 5 Stelle. L’avversione per la casta, certo, ma anche il decadere della politica e la crisi dei valori sempre denunciata dal deputato pisano.

Niccolai fece parte della commissione Antimafia

In parlamento, Niccolai fece parte delle commissioni Difesa, Lavori pubblici, ma soprattutto, nella seconda legislatura, della commissione parlamentare sul fenomeno della mafia, per la quale, a detta di tutti gli analisti, gli osservatori, i parlamentari, elaborò una seria e articolata relazione complessiva. Intanto teneva sul Secolo d’Italia, allora organo del Msi, una seguitissima rubrica politica, Il rosso e il nero, che qualche anno dopo divenne Duello al sole, nella quale affrontava i più attuali temi di attualità politica e di costume, trattando anche la politica estera, e che più di una volta hanno ispirato i suoi colleghi parlamentari a iniziative ufficiali. Quando si parla di Niccolai lo si definisce sempre oppositore, eretico, sinistra del partito: è vero, ma fino a un certo punto, perché lui, almeno sino agli anni Ottanta fu convinto sostenitore di Giorgio Almirante, pur mantenendo le sue riserve sul filoatlantismo e monarchia. Niccolai evidentemente capì, anche stavolta prima degli altri, che dopo la conclusione degli Anni di piombo, il partito doveva cambiare. Doveva aprirsi all’esterno, anche se in realtà era l’esterno che ci sbatteva la porta in faccia dal 1946. Pertanto Niccolai divenne oppositore di Almirante con il suo famoso ordine del giorno Segnali di vita, che poi nel 1987, sarebbe diventata Proposta Italia, insieme con Domenico Mennitti. Componenti moderne, intelligenti, articolate, che avevano come obiettivo quello di modernizzare il partito ma sempre tenendolo ancorato ai valori eterni, sui quali Niccolai non aveva assolutamente intenzione di transigere. Niccolai fu anche un grandissimo giornalista, ha scritto migliaia di articoli e di commenti, ha aperto e chiuso non si sa quante riviste, soprattutto nella sua zona, tutte apprezzatissime. Sul suo pensiero sono stati scritti innumerevoli articoli e diversi volumi, l’ultimo dei quali, che stiamo presentando, appare a oggi il più completo e ampio.

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