25 anni fa l’addio a Filosa, fascista “antifascista”, deputato Msi nel 1948

19 Ott 2016 19:53 - di Antonio Pannullo

Strano tipo di fascista prima e di missino poi, Luigi Filosa, un politico sui generis, che per seguire la sua idea sociale non esitò a mettersi in cattiva luce col fascismo salvo poi ritornare, nella Repubblica Sociale Italiana, quando tutti abbandonavano la nave che affondava. Ma non lui, che dopo la guerra contribuì a fondare il Movimento Sociale Italiano in Calabria, venero eletto per due legislature, tra cui la prima, in quel fatidico 1948,quando il Msi mandò alla Camera una sparuta pattuglia di sei deputati. Ma anche in quella circostanza ebbe una disavventura, che poi racconteremo. Luigi Filosa nacque nel 1897 a Cosenza, dove si formò in un ambiente borghese. Già nel 1915 Filosa aderì alla causa interventista socialista rivoluzionaria. Intanto aveva conosciuto Benito Mussolini, col quale strinse ottimi rapporti. Dopo aver partecipato alla Grande Guerra come ufficiale di fanteria, Filosa, insieme con Michele Bianchi, fu tra i fondatori del fascismo calabrese, diventando il responsabile del Cosentino. Intanto era diventato avvocato. Ma già prima della Marcia su Roma polemizzò con Mussolini, tanto che nel 1923 il Duce commissariò la federazione di Cosenza, cosa che provocò il ricorso di Filosa, il quale negli anni successivi, emarginato dal regime e rimanendo sempre convintamente socialista rivoluzionario, si avvicinò agli ambienti antifascisti. Addirittura negli anni Trenta fu mandato al confino e arrestato tre volte. Come legale difese anche antifascisti in vari processi.

Filosa portò il Msi al successo in Calabria

Ma nel 1943, inaspettatamente, e mentre tutti si defilavano avendo visto la malaparata aderì di nuovo al Partito nazionale fascista, sempre teorizzando un fascismo di sinistra, arrivando a immaginare e proporre un’alleanza tra gli Stati rivoluzionari, inclusa l’Unione Sovietica, contro il capitalismo. Sempre nel 1943, si mise a capo dell’organizzazione fascista che avrebbe dovuto difendere la Calabria dall’immanente sbarco alleato. L’operazione ebbe il nome di codice di Guardie ai labari. Ed effettivamente tentò, insieme con il principe Pignatelli e con qualche centinaio di militi, una certa resistenza all’invasione. Ma come sappiamo, molti di loro finirono in carcere e lo stesso Filosa fu arrestato nel 1944 a Bari mentre cercava di riparare al Nord. Processato, fu condannato a otto anni per attività clandestina armata, ma liberato nel 1946 grazie all’amnistia Togliatti. Successivamente fondò il Msi in Calabria e venne eletto il 18 aprile 1948 alla Camera insieme ad altri cinque missini. Tra l’altro, in Calabria la fiamma arrivò al 5 per cento dei consensi a fronte di una media del 2 a livello nazionale. Denunciato dal primo dei non eletti per la sua attività fascista, nel 1949 fu dichiarato decaduto. Ovviamente il Msi espulse immediatamente il delatore. Ripresentatosi nel 1953, Filosa fu nuovamente eletto alla Camera a fianco di Giorgio Almirante, Arturo Michelini, Roberto Mieville, Gianni Roberti e Guido Russo Perez. Ma ebbe continui contrasti con i vertici del partito, per le sue idee inflessibili, tanto che nel 1957 uscì anche dal Msi per aderire al gruppo misto. Successivamente proseguì la sua professione di avvocato, di giornalista e seguendo anche la politica nazionale. Morì nella sua Cosenza nel 1981, 25 anni fa. E ci sembra doveroso ricordarlo.

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