Il Codacons a Renzi: «L’Istat parla chiaro, rischiamo un Natale povero»

27 Ott 2016 14:11 - di Valerio Falerni

Non stupisce più di tanto le organizzazioni che si occupano della difesa di consumatori e utenti l’impietosa fotografia dell’Istat circa il calo dell’indice di fiducia dei consumatori per il terzo mese consecutivo. Secondo Federconsumatori e Adusbef, infatti, il dato non avrebbe potuto essere diverso «viste le gravi condizioni del sistema economico e le pesanti ombre sugli sviluppi futuri».1al momento –  affermano congiuntamente i responsabili delle due sigle – non esistono i presupposti perché tale situazione possa cambiare». A maggior ragione dopo la notizia sulle clausole di salvaguardia, «che subiscono l’ennesimo slittamento al 2018, senza essere definitivamente cassate». Il riferimento è all’automatismo che impone di aumentare l’Iva per rientrare dal deficit in eccesso. Anche Confcommercio ne aveva chiesto la camcellazione, Matteo Renzi si era impegnato a farlo, ma la clausola di salvaguardia resta ancora là. L’ennesima promessa non mantenuta dal premier “Bomba”.

Non c’è fiducia nel governo né nella ripresa

In particolare, sempre in riferimento ai dati Istat, il presidente del Codacons Carlo Rienzi intravede nel calo di fiducia dei consumatori la «conferma tutti i nostri allarmi sull’andamento dell’economia, con particolare riferimento ai consumi». E l’allarme, per quanto possibile, si fa ancor più pressante mentre si avvicina il periodo natalizio con il suo carico di incognite per famigle e commercianti. Sul punto Rienzi dà voce alla preoccupazione di tanti: «Se l’indice della fiducia dei consumatori non invertirà la rotta il prossimo mese – spiega in riferimento alla contrazione del commercio al dettaglio rilevata dall’Istat –  i consumi di Natale saranno seriamente a rischio, perché la sfiducia registrata presso le famiglie avrà effetti diretti sulla spesa nel breve periodo».

Nomisma condivide l’analisi Istat: le famiglie non spendono

E che la situazione descritta dall’Istat sia decisamente inquietante lo rileva anche un centro studi come Nomisma, solitamente non incline a procurare allarmi fuori luogo: Il suo managing director, Andrea Goldstein, considera assolutamente coerente la fotografia dell’Istituto di statistica e definisce «logica» l’eccezione della crisi del commercio rispetto alla “ripresina” di altri comparti produttivi proprio alla luce del calo di fiducia dei consumatori. «Due indicatori sulla situazione economica del Paese – spiega Goldstein – che rivelano la difficoltà della domanda interna a ripartire su basi più ampie. I consumatori si aspettano nei prossimi 12 mesi da un lato un calo dei prezzi al consumo, dall’altro un aumento della disoccupazione».

 

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