Così Trump punta a punire i repubblicani che non lo hanno sostenuto
Di fronte ai sondaggi che al momento prevedono una vittoria fra il netto e lo schiacciante di Hillary Clinton, il team di Donald Trump si sta attrezzando per raggiungere due obiettivi: allungare la vita del candidato, creando una nuova dimensione della sua esistenza pubblica anche dopo un’eventuale sconfitta elettorale, e accorciare la vita dei suoi avversari, si legge su “il Foglio“.
Sono innanzitutto i nemici interni i bersagli di Trump
Si sentiva tutta la sete di vendetta che anima Trump nell’intervista rilasciata alla Reuters: “La gente è dawero arrabbiata con la leadership del partito, perché questa è un’elezione che vinceremmo al 100 per cento se avessimo il sostegno dall’alto”. Trump è ugualmente convinto di vincere, aggiunge, ma come spiega il servizio di copertina di Bloomberg Businessweek, un dettagliatissimo viaggio nelle operazioni (e nelle intenzioni) della macchina trumpiana, i numeri che vedono gli uomini del candidato non sono molto diversi da quelli che vede il pubblico. Si tratta dunque di avere chiaro fin da subito chi punire se la barca della candidatura affonderà, perché, si capisce, Trump non ha alcuna intenzione di affondare da solo.
Paul Ryan nel mirino di Trump
Il primo della lista è ovviamente Paul Ryan, lo speaker che dopo una danza fatta di complicità e ritrosie ha ritirato de facto il suo endorsement, concentrandosi sulla ventina di battaglie alla Camera che sono più che sufficienti a togliergli il sonno. I democratici giudicano arduo conquistare i trenta seggi che servono per ottenere la maggioranza, ma secondo la leader parlamentare Nancy Pelosi venti è un obiettivo abbordabile. Non abbastanza per ribaltare il tavolo, ma più che sufficienti per indebolire politicamente lo speaker, che si sta districando ormai da mesi nella giungla del dissenso interno, Del trattamento di Ryan si occupa personalmente Steve Bannon, amministratore delegato della campagna elettorale e capo del giornale Breitbart in aspettativa. Proprio su Breitbart è uscito qualche giorno fa un lunghissimo atto d’accusa a Ryan significativamente intitolato: “He’s with her”. Lo scopo dell’articolo è certificare al popolo di Trump un fatto elementare: “Ryan e Clinton condividono una visione del mondo progressista e globalista che è in contrasto con l’approccio ‘America First’. Infatti, sia Clinton sia Ryan hanno detto che si sentono rappresentanti non soltanto dei cittadini americani ma anche di stranieri e di interessi stranieri”. Niente di meglio per tenere vivo il fuoco dell’elettorato e immaginare un futuro del trumpismo oltre Trump, quando in ogni caso il Gop dovrà fare i conti con un bivio: diventare un movimento nazionalista con posizioni isolazioniste e barriere commerciali oppure ritornare al suo assetto precedente, archiviando tutto come un incidente di percorso.