Direzione Mosul e Raqqa: all’ISIS restano solo “due mesi”. Forse
L’obiettivo: “Adesso marciamo su Mosul”
Lungo un fronte di cinque chilometri è scesa in campo la Golden Brigade, il fiore all’occhiello delle forze armate irachene. Obiettivo: spazzare via l’imprevista resistenza dell’Isis e aprire la strada per l’attacco alla città. Pochi chilometri più su stanno invece combattendo le forze speciali dei peshmerga, i temuti Zeravani. Un’esibizione di muscoli senza precedenti nell’offensiva di Mosul. In linea con l’ordine arrivato nel discorso di ieri mattina dal premier Haider al-Abadi: «Fare presto». E la Golden Brigade, si sa, è praticamente alle sue dipendenze dirette. «Dobbiamo fare un bel regalo di Natale anche a Obama», scherza Joubari. Perché Mosul può essere presa nel giro di «45 giorni, al massimo due mesi». Prima del 25 dicembre. Magari assieme a Raqqa, se sono veri i piani per un blitz a sorpresa anche nella capitale siriana dell’Isis, anticipati dai media Usa. Tanto più che ora c’è anche il primo caduto americano a Mosul, per un attacco di un veicolo kamikaze.
Il problema di Bartella, ex città cristiana
Ma il regalo più grosso questi soldati scelti devono farlo all’Iraq federale. Durante la battaglia come dopo. E a Bartella sembrano concentrarsi tutti gli ostacoli. Un villaggio di cristiani caldei, tutti fuggiti dopo l’occupazione dello Stato islamico nell’agosto del 2014. In teoria era uno di quelli liberati dai peshmerga già lunedì. Ma dove qualcosa è andato storto. Soprattutto nel coordinamento fra le forze regolari irachene e i guerriglieri curdi. «I foreign fighters dell’Isis l’hanno trasformato in una fortezza – spiega Joubari -. Tunnel su tunnel, fino ai casolari vicini. In questo modo spuntano alle spalle e colpiscono coi kamikaze. Ma noi della Golden ci siamo allenati a Falluja, sappiamo come fare».