Il fronte del No si incontra, da destra a sinistra. D’Alema: «Clima minaccioso»
«Non esiste uno schieramento politico del No, mentre esiste un blocco politico governativo del Si, sostenuto dai poteri forti. Uno schieramento minaccioso, da cui capita di subire insulti». Non fa sconti a Renzi, Massimo D’Alema, all’indomani della riunione della Direzione Pd che ha acuito la spaccatura all’interno dei Dem sul referendum del 4 dicembre. Parole durissime. Ma non è questa, in fondo, la vera notizia, perché sono mesi che l’ex premier è in polemica con Renzi. La vera notizia è la composizione, quanto mai trasversale, del parterre che ascolta la requisitoria antirenziana di D’Alema: esponenti del centrodestra e del centrosinistra insieme, in una stessa manifestazione. Tutti in nome del No alla riforma Renzi-Boschi. È la prima volta che accade.
All’iniziativa, promossa dalle fondazioni Italianieuropei (D’Alema) e Magna Carta (Quagliariello), erano presenti, tra gli altri, l’ex-presidente della Camera Gianfranco Fini, insieme a numerosi esponenti di Forza Italia: Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Paolo Romani, Renato Brunetta, Annamaria Bernini, Lucio Malan. Nella stessa sala Stefano Rodotà, Pippo Civati, i deputati della minoranza Pd Davide Zoggia e Danilo Leva, il capogruppo della Lega alla Camera, Massimo Fedriga, il deputato del Carroccio Giancarlo Giorgetti. E tanti altri ancora.
«Se una riforma invece di far fare un passo avanti, fa fare un passo indietro al Paese – ha affermato Quagliariello – bisogna votare No». Per D’Alema, poi, non è deleteria solo la riforma in sé, ma anche il significato con cui Renzi sta caricando il referendum. « “Cacciamo i politici’ come slogan del capo dei politici è inquietante – accusa l’ex premier – il populismo dall’alto è molto più pericoloso del populismo del cittadino comune». D’Alema e Quagliariello hanno anche lanciato insieme una proposta: «Bocciare al referendum la riforma costituzionale approvata dal Parlamento lo scorso aprile, per “aprire subito dopo una nuova stagione di riforme” con l’approvazione del taglio del numero dei deputati e dei senatori, lasciando però l’attuale bicameralismo perfetto».