Il parroco di Scampia: basta con i film “Gomorra style”, creano emulazione
No alla filmografia con la mafia protagonista, sul genere di Gomorra. È più pericolosa che formativa. Parola di don Aniello Manganielo, parroco di Scampia, il quartiere all’estrema periferia di Napoli tristemente noto per criminalità e malaffare.
Il parroco di Scampia: no a “Gomorra”
«Film e fiction come Gomorra creano emulazione. Si tratta di messaggi negativi che incidono sulla psicologia e sul comportamento dei ragazzi – ha detto il parroco rivolgendosi alla produzione di film che si rifanno al romanzo Gomorra di Roberto Saviano – spesso, ad esempio, si vedono giovani sui motorini che sparano in aria con mitra e pistole». A margine di un’iniziativa promossa all’Ipssar “De Cecco” di Pescara nell’ambito del 21esimo Premio dedicato a Paolo Borsellino (di cui è garante), il parroco si è soffermato a lungo sull’effetto-boomerang delle fiction sulla mafia. «Bisogna stare attenti – ha spiegato don Aniello – queste operazioni creano emulazione negli atteggiamenti, nei comportamenti e anche nel modo di parlare. Con questi atteggiamenti c’è anche la volontà di proporsi come forte riferimento e incidere sul territorio, compiendo gesti di forza e violenza. Attraverso la forza si cerca uno status».
Attenti ai messaggi negativi
Meglio tacere che dare megafono agli atteggiamenti e ai costumi di Cosa Nostra, anche se con il nobile obiettivo di combatterla. «Spesso gruppetti di giovani che si sono appropriati dei vuoti di potere lasciati dai vari clan – ha concluso il parroco di Scampia – compiono atti che ricordano le azioni cinematografiche”. Non è la prima volta che i film Gomorra style vengono contestati. Gli stessi ragazzi, recuperati dalla strada, che lavorano a Scampia spesso si rifiutano di commentare la celebre fiction che descrive in 12 puntate la vita delle famiglie di malavita e (fra divieti, polemiche) è andata in onda sui canali Sky dopo essere stata venduta alle tivù di mezzo mondo.