Inaugurata la mostra sul Msi, tra militanti e big della destra (fotogallery)
Nella sala che aveva ospitato l’ultimo saluto a Giorgio Almirante e Pino Romualdi s’è ritrovato un mondo disperso nei rivoli nella politica attuale ma non nella memoria e nel ricordo delle origini. C’erano un po’ tutti, leader e semplici militanti della destra passata e attuale, all’inaugurazione della mostra sui 70 anni del Msi “Nostalgia dell’avvenire” organizzata dalla Fondazione An, con momenti di commozione e applausi al video, di trentuno minuti, che ha ripercorso le tappe fondamentali della storia del Movimento sociale, clip curata da Mauro Mazza e proiettata su un maxi-schermo della sala De Marsanich.
Il taglio del nastro tricolore è toccato alla moglie di Pinuccio Tatarella, Angiola, e ad Alessandra Rauti, figlia dello storico leader missino Pino. Con loro, in prima fila, Gianfranco Fini, Ignazio La Russa, Gianni Alemanno e Maurizio Gasparri, oltre ai curatori della mostra Marcello Veneziani e Giuseppe Parlato. Un bagno di ricordi, per una full immersion nella storia del partito e il racconto di un popolo che dal bianco e nero dei fotogrammi degli anni Settanta ha assunto, nel tempi, i colori della modernità e purtroppo, negli anni di piombo, anche del rosso del sangue per le vittime del terrorismo. Abbracci, strette di mano e foto di gruppo hanno accompagnato il viaggio nella memoria, al quale ha presenziato anche Donna Assunta Almirante, in una mostra che pone al centro della documentazione il ruolo trainante e decisivo del più amato dei leader missini. Tra riviste, cimeli e la riproduzione di una vera sezione missina, con tanto di immagini del Duce e magafono da comizio di strada, tanti militanti hanno ritrovato se stessi e i ricordi, “di una comunità che non ha mai dimenticato i suoi valori”, come ha sottolineato il presidente della Fondazione An Franco Mugnai. Marcello Veneziani si è invece a lungo soffermato sull’obiettivo della mostra, quello di ricostruire un percorso politico assolutamente inedito nella storia italiana di un partito che per primo – prima ancora che Berlinguer scoprisse la questione morale- si batteva sui temi della lotta alla corruzione, della moralità pubblica, come anche su quelli della Patria e dell’identità nazionale. «Questa è una autobiografia collettiva di un popolo e di una comunità», ha detto Veneziani.
Un’operazione-verità indispensabile per Giuseppe Parlato, “perché la storia del Msi va riconosciuta anche dagli altri, tutti devono sapere chi erano i missini, gente perbene e onesta che coltivava il suo sogno, che viveva di una straordinaria vivacità culturale”, la storia di un partito “diverso” che per anni s’è voluto relegare nell’oblìo della storia e che la mostra può servire a rimettere al centro del dibattito politico degli ultimi anni. Da Adolfo Urso a Pasquale Viespoli, da Peppe Scopelliti ad Antonio Mazzone, da Marina Vuoli Buontempo a Silvano Moffa ad Amedeo Laboccetta, fino all’ospite leghista Mario Borghezio, il mondo missino s’è ritrovato ad osservare le immagini dei comizi di Almirante, quelle delle vittime, nel pensiero delle vittorie che furono e che forse ci saranno ancora se la destra saprà recuperare quello spirito di appartenenza e di idealismo che in via della Scrofa 43 la Fondazione An ha voluto rievocare, un mondo di persone e passioni che resterà a disposizione di tutti fino al 10 febbraio.
Il contenuto della mostra sui 70 anni del Msi
La Mostra ripercorre tutta la storia del Msi: le origini e la prima segreteria Almirante, la segreteria Michelini (1954-1969), la seconda segreteria Almirante (1969-1987), le segreterie Fini e Rauti (1987-1995). Sezioni cronologiche affiancate da sezioni tematiche sui “luoghi del cuore” della destra italiana, Trieste, l’Alto Adige e Reggio Calabria, sulla riforma istituzionale e la battaglia per la Nuova Repubblica, sul sindacato, sulla cultura, le riviste e le pubblicazioni, sui giovani e le loro organizzazioni. Il titolo della mostra, “Nostalgia dell’avvenire”, riecheggia uno slogan che fu di Giorgio Almirante e che è utilizzato anche nello spot che la presenta legando i giovani di oggi e il web ai grandi comizi del leader missino. Da segnalare anche un piccolo fuori programma, con la contestazione di Maria Antonietta Cannizzaro, che rivendica la proprietà del simbolo della “Fiamma” missina, salita sul palco per spiegare di aver vinto una causa che gli riconosce la proprietà. La donna, dopo qualche battibecco, è stata fatta uscire.