Inutile e politicamente corretto: il Nobel per la Pace non ha più senso
8 Ott 2016 8:31 - di Redazione
Prima domanda (con interrogativo connesso): ha senso assegnare il Premio Nobel per la pace a Juan Manuel Santos per un tentativo ancora non riuscito, quello di mettere formalmente fine a un conflitto cruento con la guerriglia Fare, e che addirittura è stato appena bocciato m un referendum dal popolo colombiano? Interrogativo connesso: il Nobel deve avere un qualche rapporto con il rispetto del voto democratico o può ignorarlo del tutto? Seconda domanda: se si vuole riconoscere il ruolo di Santos, perché non esigere lo stesso trattamento per le Farc? Terza domanda: ma ha ancora un senso, simbolicamente forte, il Premio Nobel per la pace? Dopo quello preventivo e assai imprudente (considerati gli sviluppi successivi) assegnato al Presidente Obama e dopo quest’ultima scelta, la domanda potrebbe pure avere un suo perché, si legge su “Il Corriere della Sera“.
Un altro Nobel ambiguo. Ma oggi che valore ha?
Non è la prima volta che il Nobel premia contemporaneamente i protagonisti di un processo di pacificazione, e quasi sempre protagonisti di tentativi di pace non riusciti. È stato cosi quando nel 1973 vennero indicati i negoziatori del processo di pace m Vietnam Henry Kissinger e il vietnamita Le Duc Tho: negoziato che falli miseramente spianando la strada alla vittoria schiacciante delle truppe di Ho Chi Minh. Oppure nel 1994 quando vennero premiati per «i loro sforzi di creare la pace in Medio Oriente» Yasser Arafat e Ytzhak Rabin, con le conseguenze che noi conosciamo.
Da Obama ad Arafat, quanti Nobel ipocriti
Il premio a Santos assomiglia più a questi tentativi fallimentari e tuttavia indicati come meritevoli del Nobel dalla giuria di Stoccolma che non ai premi dedicati a paci siglate, a svolte effettivamente vincenti, come il premio del 1978 a Sadat e Begin per gli accordi di pace tra Egitto e Israele, e quello del 1993 a Nelson Mandela e Fredrik Willem de Klerk per gli accordi sulla fine dell’apartheid in Sudafrica. Mai nella premiazione di accordi bilaterali in fieri era stata ignorata una delle due parti determinanti del processo negoziale e soprattutto mai una decisione di Stoccolma era andata così clamorosamente contro un voto popolare he aveva bocciato la decisione considerata meritevole del Premio. Un Premio, quello della Pace, che accentua così sempre più il carattere di una decisione molto attenta agli equilibri politici del momento. Il caso di Obama fu clamoroso, ma anche il Premio assegnato a Gorbaciov praticamente alla vigilia della dissoluzione dell’Urss non fu da meno.