Lite furiosa all’Expo: ecco perché Vittorio Sgarbi è stato condannato
Vittorio Sgarbi «ha reiteratamente oltraggiato e minacciato» i carabinieri che gli hanno impedito di entrare con l’auto a Expo senza autorizzazione «al solo scopo di arrivare in tempo all’inaugurazione di una mostra». È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui, il 22 settembre scorso, il giudice della quarta sezione penale di Milano Marco Tremolada ha condannato il critico d’arte a cinque mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, per via di un diverbio avuto dall’ex parlamentare con alcuni carabinieri davanti a uno degli ingressi dell’Esposizione Universale, il 22 maggio dell’anno scorso.
Vittorio Sgarbi «istigò anche il suo autista»
Oltre a Vittorio Sgarbi è stato condannato a quattro mesi anche il suo autista Nicola Mascellani, poiché i due, «in concorso tra loro», hanno minacciato gli operanti che stavano in quel momento «compiendo tipici e doverosi atti d’ufficio». Inoltre, si legge ancora nelle motivazioni, il critico d’arte ha «istigato» il suo autista ad «avanzare» con la vettura sulla quale viaggiavano nonostante davanti all’auto si fosse posto un carabiniere e Mascellani «ha proseguito la marcia, costringendo il militare a indietreggiare». L’ex parlamentare, scrive ancora il giudice, avrebbe poi rivolto ai carabinieri che gli hanno impedito di entrare a Expo la frase«Vi porto in tribunale», rivolgendo loro una minaccia che prospettava «un male ingiusto e determinato». Tanto più che, sottolinea il giudice, la frase aveva «concreta efficacia intimidatoria», visto il «ruolo istituzionale ricoperto dall’imputato, titolare di diversi incarichi a Expo 2015 e i molteplici contatti telefonici intercorsi, proprio in occasione dei fatti, con personalità di rilievo interne a Expo (il prefetto Tronca e il Commissario Giuseppe Sala)». Per di più, scrive ancora il giudice, il fatto che la frase sia «inserita in un contesto ingiurioso» la colloca «al di fuori di qualsivoglia esercizio di un proprio diritto».