L’Ucraina minaccia gli italiani. Il caso Marina Buffoni, “rea” d’aver visitato la Crimea

28 Ott 2016 13:56 - di Marco Valle

L’Ucraina minaccia l’Italia e gli italiani. Non è una spy story ma una vicenda inquietante, brutta e pericolosa. Un’ombrosa pagina di ricatti e minacce. Andiamo per ordine. La scorsa estate il Comune di Padova, i Consigli regionali di Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Liguria ricevettero una lettera di invito da parte del Business Forum, organizzazione governativa russa, per una visita istituzionale in Crimea. Nulla di strano: una missione socio-economica per tentare di riallacciare, nonostante le sanzioni imposte dagli Usa e dall’Unione europea,  i rapporti culturali ed economici tra il nostro Paese e la Russia. In ballo tanti interessi, contratti, lavori. Un’occasione importante per il “sistema Italia”.

Alla vigilia della partenza, agli invitati arrivò una lettera (poco diplomatica e un molto minatoria…)  spedita dal console generale dell’Ucraina  che informava i delegati sulle loro responsabilità penali (secondo il codice ucraino) al quale sarebbero stati sottoposti in caso di partenza. A questa missiva ne seguì subito un’altra, questa volta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in cui si sconsiglia lo svolgimento del viaggio. Nulla di strano. Come sappiano il conte Gentiloni (come tutti gli ex del Mls, il gruppo ultracomunista  di Mario Capanna e Cafiero a cui lui apparteneva in gioventù)  non è proprio un cuor di leone…

Conoscendo il nostro ministro degli Esteri e indifferenti ai ricatti ucraini, gli invitati decisero di partire. Ed ecco il racconto di Marina Buffoni, bella quanto coriacea assessore di FdI a Padova: «Arrivati a Sinferopoli il comandante dell’aereo ci informa che i “politici della delegazione italiana” sono pregati di fermarsi sotto l’ala del velivolo. Scendiamo la scaletta e veniamo letteralmente inondati dalla luce dei fari di numerose televisioni russe che dopo alcune brevi interviste ci seguono su un mezzo che ci porta in un’area riservata. Proviamo a chiamare in Italia, ma in Crimea i collegamenti con rete telefonica internazionale (Tim, Vodafone, etc. ) sono sospesi a causa delle sanzioni. Solo internet. Possiamo comunicare via whatsapp. Amen.

Il giorno dopo, una cinquantina tra giornalisti e televisioni ci accompagnano al monumento dei “Gentili”; una statua in bronzo (non bellissima…)  di un soldato ed una bambina che rappresenta i soldati russi che assicurarono lo svolgimento del referendum del 2014 . Ovunque vi è entusiasmo. La gente per strada ci ferma e ci ringrazia per “il sostegno”. Non capisco, domando al traduttore cosa succede e mi risponde che è da una settimana che i media russi parlano insistentemente della nostra missione. Sembra che anche Putin rivolga molta attenzione alla nostra piccola spedizione….

Finalmente mi libero e mi svincolo dagli accompagnatori e scappo.  Entro in mercato. Indugio tra le bancarelle  e approfitto per chiedere ad una signora se ha votato per il referendum e mi risponde convintamente che lei è russa, si sente russa, parla russo: «con la Federazione russa si sta bene, prima con l’Ucraina quasi si moriva di fame». Propaganda? Mi hanno seguito anche qui? Sono sul set de “Il compagno Don Camillo”? Non credo. Mi guardo intorno, scruto i bancali pieni di merci, sulla strada scorrono belle automobili, le luci dei centri commerciali spiccano sul cielo plumbeo. Vi sono gli “elegantoni” e tanta gente che veste in modo più che decoroso. Non è più la tristezza sovietica che vidi da bimba nei viaggi oltrecortina con i miei gentori. Bene così.

Ripresa dai miei austeri colleghi — “Marina sei sempre in ritardo, fai sempre di testa tua…—  andiamo  ad incontare la delegazione del governo della Regione. Il momento centrale. Presidente e giunta al completo. Ci raccontano come  il governo ucraino dagli anni 90 in poi erose la sovranità popolare e accusano a muso duro le potenze straniere d’interferenza.  Penso all’Italia, a  Renzi, ad Obama e all’ambasciatore Usa che incitano il Sì del referendum…

Poi, altra conferenza stampa. Spicca la mia fascia tricolore; i giornalisti mi puntano i microfoni e rispondo che siamo contrari alla politica ottocentesca delle sanzioni, il Veneto ha già perso nel 2015 oltre 500 milioni di euro di esportazioni e anche la città di Padova ha diminuito del 30% il suo fatturato estero.

Segue l’incontro con il Primo Ministro della Repubblica di Crimea. Parla a bassissima voce. Mi spiegano che più alta è la carica, più il tono di voce è basso. Chissà, anche noi dovremmo importare questa usanza.

Dopo i vari impegni reciprochi sugli scambi commerciali, d’investimento e promozione turistica e culturale firmo un impegno di amicizia tra la città di Padova e quella di Sinferopoli. Altra conferenza stampa, dove mi chiedono esplicitamente sulle minacce del console ucraino. Rispondo che Padova non si è fatta intimidire e non accetta diktat da un paese terzo e che credo convintamente nell’autodeterminazione dei popoli e nel risultato del referendum del 2014. L’Ucraina e l’Europa se ne facciano una ragione.

Il pomeriggio incontriamo un’altra delegazione a Sebastopoli per un “business meeting” tra gli imprenditori di Crimea e i nostri. Tutto va bene. Ma la sera, durante la cena, arriva la notizia che i soldati italiani verranno schierati al confine con la Lettonia. Imbarazzo politico e istituzionale (siamo ospiti della Federazione Russa!). Fossimo stati in India ci avrebbero arrestati tutti.

Durante la serata noto un uomo elegante quanto silenzioso. Da lontano ci osserva con attenzione. Non ci perde mai di vista. Penso nuovamente (riflessi condizionati da troppe letture…) a Guareschi, a Don Camillo e Peppone, alle spy stories, ai racconti sulla Cortina di ferro. Il nostro interprete, un giovane giornalista russo, mi rassicura e spiega che il tizio è qui  per conto del Cremlino. Deve controllare che tutto proceda per il meglio. È il suo lavoro.

Il giorno dopo i nostri referenti locali ci mandano i link via whatsapp: siamo davvero da 24 ore su tutti i principali canali di notizie, la nostra missione in Crimea ha avuto un’esposizione mediatica che va oltre ogni aspettativa. Alla partenza, sull’aereo che ci deve riportare a casa veniamo riconosciuti dai passeggeri russi che ci abbracciano e ci ringraziano per l’appoggio che abbiamo manifestato.

Risultato: Un bel viaggio e, per le nostre aziende, fruttuoso. Purtroppo gli ucraini non hanno apprezzato e mi hanno messo sulla loro “lista nera”. Per l’Ucraina io e miei colleghi — d’ogni partito, colore e cultura — siamo dei nemici, dei terroristi.  Se non ci credete questo è il link in cui sono schedata (secondo quanto riporta la traduzione delle scritte sull’intestazione) tra “i terroristi filo-russi, separatisti, mercenari, criminali di guerra, e assassini”.

https://psb4ukr.org/criminal/buffoni-marina/».

Qui termina il racconto di Marina Buffoni. La missione italiana in Crimea è  stata un successo con importanti riscontri culturali ed economici, ma gli ucraini non ci stanno e minacciano  i delegati italiani. Un fatto insopportabile e intollerabile.  Attendiamo notizie dal conte Gentiloni e provvedimenti urgenti per tutelare Marina e tutti i suoi compagni di viaggio. La Farnesina si svegli e risvegli l’ambasciatore ucraino. Bruscamente.

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