Maroni all’attacco: «Dopo il No al referendum, è l’ora del Nordexit»

3 Ott 2016 8:37 - di Redazione

«La mia posizione è quella espressa insieme ai governatori del Nord Zaia e Toti nel documento di Genova: sono benvenuti i profughi veri, ossia i rifugiati che scappano dalla guerra, mentre i ragazzetti in cerca di fortuna, vestiti di tutto punto con Iphone o Ipad in mano, devono tornare a casa. Confermo che abbiamo avuto richieste finanziarie da Comuni lombardi che avevano dato ospitalità a immigrati clandestini e non li abbiamo finanziati. Purtroppo il più delle volte l’accoglienza degli irregolari avviene per volontà dei Prefetti», spiega Roberto Maroni a “Libero“.

Maroni: “Benvenuti i profughi veri”

Avete approvato altre norme regionali per regolamentare l’onda migratoria? «Abbiamo vietato l’ingresso con il volto coperto nelle strutture pubbliche, poi abbiamo approvato la legge anti-moschee. Lanciamo un messaggio importante: se non sei regolare, tì rendo la vita impossibile. Il governo, però, manda segnali di segno esattamente opposto, rendendo il nostro compito molto più gravoso». Il 4 dicembre c’è il referendum costituzionale. Lei come voterà? «Voterò “no” senza dubbio per tre motivi. Il primo è che, a dispetto delle dichiarazioni, la riforma costituzionale non prevede un Senato federale: infatti, in Europa l’unico vero Senato federale è il Bundestag, perché i rappresentanti territoriali non sono nominati, ma hanno il vincolo di mandato con l’elettore. I senatori federali devono esprimere la volontà politica degli elettori regionali. Il secondo: non è vero che viene meno il bicameralismo. È un feticcio, perché il 90% dei provvedimenti sono decreti-legge che devono essere convertiti entro 60 giorni in leggi. Il problema vero è che ci sono troppe leggi, non chi le approva. Il terzo motivo che mi sta particolarmente a cuore è la cancellazione delle autonomie».

Maroni: “Prima no al referendum e poi Nordexit”

«Nordexit è la sintesi perfetta delle nostre esigenze. Il primo passo però è bocciare la riforma, poi parleremo del referendum autonomista lombardo-veneto. Per la Lombardia voglio lo statuto della Regione Sicilia, anzi mi accontento di una norma sola di quello statuto: il 100% delle tasse devono rimanere in territorio lombardo». Sa bene che a Roma i soliti noti la pensano diversamente? «Allora che mi spieghino perché la Sicilia sì e noi no, perché due pesi e due misure? La Lombardia merita lo statuto speciale più degli altri: siamo all’avanguardia in Uè e non si discute la leadership italiana. Il 100% delle tasse deve rimanere sul territorio: è la ricompensa per i sacrifici dei lombardi dall’unità d’Italia m poi». Nordexit fa rima con Brexit, la Lega è favorevole a un referendum per uscire dall’Ue? «La Gran Bretagna ha avuto effetti postivi immediati e la nuova premier è determinata e tosta: farà molto bene! Ben venga il referendum in Italia».

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