
La Nato: «Soldati italiani al confine russo nel 2018». E Mosca insorge
Home livello 2 - di Marzio Dalla Casta - 14 Ottobre 2016 alle 14:10
Rischiano di essere ricordate come “le ultime parole famose” della Settimana enigmistica quelle pronunciate solo ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a proposito della necessità di riprendere rapporti con la Russia. Al capo dello Stato, che aveva a tal proposito sottolineato come sia «indispensabile porre fine all’irragionevole momento di tensione, la cui pericolosità vivono, quotidianamente, i nostri militari» auspicando che il «filo» del dialogo riannodato dalla convocazione del consiglio Nato-Russia «non venga spezzato», sembra infatti rispondere indirettamente la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che, in una dichiarazione all’Ansa, ha definito «distruttiva» la politica della Nato.
La portavoce russa: «Nato distruttiva»
La Zakharova ha voluto così sottolineare le parole del segretario della Nato, Jens Stoltenberg che in un’intervista alla Stampa aveva indicato nel 2018 il termine entro il quale «un contingente di soldati italiani sarà inviato al confine europeo con la Russia». Una decisione che – ha fatto sapere la Zakharova – rischia di pregiudicare i già fragili rapporti euro-russia: «La Nato – ha infatti detto – è impegnata nella costruzione di nuove linee di divisione in Europa invece che di profonde e solide relazioni di buon vicinato» e «mira ad allontanare ancora di più le persone piuttosto che a lottare contro minacce e sfide comuni». A rischio anche i rapporti dell’Italia con la Russia se l’ipotesi del dispiegamento di forze italiane ai confini con la Russia dovesse diventare realtà: «Sia Roma a rispondere a Stoltenberg», è stata la criptica risposta della Zakharova.
Gentiloni: «Non cambia la nostra linea di dialogo con il Cremlino»
E Roma, attraverso il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ha risposto: «Queste decisioni – ha spiegato il titolare della Farnesina in una conferenza stampa cui era presente lo stesso Stoltenberg – non influiscono minimamente nella linea di dialogo che l’Italia ha sempre proposto e condiviso con la Nato e che può e deve andare in parallelo con le rassicurazioni ai nostri alleati che si sentono a rischio». Quanto all’invio di nostri soldati, Gentiloni ha tenuto a precisare che il tutto non si configura come «una politica di aggressione nei confronti della Russia, ma di rassicurazione e difesa dei nostri confini come Alleanza».