Nigeria, è festa per le 21 studentesse liberate da Boko Haram. E le altre 197?
È festa ad Abuja per il ritorno a casa di 21 delle studentesse liberate da Boko Haram a oltre due anni dal rapimento organizzato dai jihadisti del gruppo terroristico islamico nella città nigeriana di Chibok. Molte di loro sono tornate a casa la scorsa settimana, e finalmente hanno potuto riabbracciare i loro cari. Ma all’appello mancano almeno altre 197 ragazze…
Festa per le 21 studentesse liberate da Boko Haram
E allora è stata festa: una festa che ha spezzato due anni di dolore. Di ansia. Di mistero. Una festa che ha celebrato il ritorno alla vita di queste ragazze sopravvissute a prove fisiche e violenze psicologiche inflitte da pericolosi terroristi e brutali tagliagola. Miliziani che hanno unito forze, strategia e brutalità delle loro schiere a quelle dei jihadisti dell’Isis al servizio del Califfo in Siria come altrove. Gente abituata a utilizzare donne e bambini, imbottiti di tritolo e inguainati in conture esplosive, per far saltare in aria mercatini rionali e civili indifesi. E allora, la domanda è anche questa: cosa resterà nelle vite e nelle menti delle giovani nigeriane tornate a casa di questi lunghissimi due anni e oltre di prigionia? E poi, soprattutto, che ne è di altre 197 ragazze rapite dal gruppo islamico di stragisti e terroristi, ancora nelle mani dei terroristi o disperse, che mancano comunque all’appello delle sopravvissute? Perchè non sono tornate nei giorni scorsi insieme alle studentesse liberate da Boko Haram?
È mistero sulle ragazze che mancano all’appello
La Bbc, infatti, riporta in queste ore informazioni generiche e dettagli significativi della emozionante cerimonia per le studentesse liberate da Boko Haram, che si è tenuta nella capitale Abuja. Media locali e internazionali riportano la gioia visibile sui volti delle giovani tornate a casa, ma anche i segni della sofferenza fisica e interiore patita. Un dolore e una paura che hanno marchiato i loro sguardi e che emergono ad ogni passaggio del drammatico racconto di molte delle loro storie, che sono resoconti di privazione e di sopraffazione sia fisica che piscologica: Resoconti in cui le ragazze rapite e liberate spiegano di essere rimaste anche senza cibo per oltre 40 giorni, rischiando più volte la morte. In cui durante la festa del ritorno ammettono come, convertite all’islam dopo la loro cattura – come aveva annunciato in un video il leader del gruppo Abubakar Shekau – le studentesse di Chiboki, in maggioranza cristiane, non hanno «potuto pregare come si può fare oggi». In cui rivelano come e quando molte di loro sono state costrette a sposare i guerriglieri. In cui confermano che del gruppo delle 276 rapite nell’aprile del 2014, 197 sarebbero ancora nella mani di Boko Haram o disperse.
Giallo sulle dinamiche della liberazione
Ma per loro che sono tornate – e non sono ancora chiare le dinamiche della loro liberazione – queste sono ore di festa e di sollievo. E mentre ci si interrega su come e a che prezzo sia stata possibile questa attesa liberazione: mentre si parla di «risultato di negoziati fra il Governo e il feroce gruppo armato che con i suoi attacchi sta devastando il Nordest del Paese», la speranza per tutte coloro ancora nelle mani dei fondamentalisti nigeriani è affidata alle parole di un funzionario governativo che ha paralto di «trattative in corso per la scarcerazione di altre ragazze»…