No alla colonizzazione: una proposta di legge in difesa dell’italiano
Oggi a Firenze si è svolta una conferenza stampa di presentazione din una proposta di legge sulla “Tutela e valorizzazione della lingua italiana“. A presentare l’iniziativa Fabrizio Di Stefano, (deputato di Forza Italia, primo firmatario della proposta di legge), Gianni Alemanno (promotore di Azione Nazionale e della campagna per la difesa della Lingua italiana), Alessandro Urzì (consigliere della Provincia autonoma di Bolzano e principale protagonista della lotta per difendere le denominazioni italiane dei toponimi in Alto Adige). I lavori sono stati introdotti da Jacopo Cellai (consigliere comunale di Firenze di Forza Italia) e Marcella Amadio (portavoce toscana di Azione Nazionale).
«Oggi – si legge in una nota – si aprono a Firenze gli Stati Generali della Lingua italiana, in concomitanza con la XVI edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo. Si tratta di lodevoli iniziative del Ministero degli Affari Esteri volte ad approfondire i temi della promozione linguistica e culturale all’estero. Ma prima di pensare a come promuovere l’italiano all’estero, il nostro Governo dovrebbe impegnarsi a tutelare la nostra lingua dentro il territorio nazionale. Matteo Renzi, il primo Presidente del Consiglio italiano che ha usato un anglicismo (Jobs Act) per intitolare una legge della nostra Repubblica, si presenta oggi agli Stati Generali con due gravi responsabilità sulle spalle».
Le responsabilità di Renzi
La prima responsabilità è quella di non fare nulla per frenare la dilagante imposizione di parole e termini inglesi. «Oggi sono 4000 gli anglicismi penetrati nell’italiano corrente, mentre viene sempre più imposto l’uso dell’inglese nella vita interna delle imprese, nella comunicazione e negli insegnamenti universitari».
La seconda responsabilità, «ancora più pesante e immediata», è quella di «cancellare per legge, su una porzione di territorio nazionale, l’uso della lingua italiana come accadrà a breve per la toponomastica in Alto Adige». La riduzione della lingua italiana e delle sue tracce sul territorio a «merce di scambio in vista del referendum costituzionale (la Svp si è impegnata a livello locale a votare il prossimo 4 dicembre per il Sì) mortifica gli Italiani ai quali viene chiesta la rinuncia al diritto di potere usare la propria lingua in Italia».
«Per questi motivi -prosegue la nota – presentiamo una Proposta di Legge, primo firmatario l’on. Fabrizio di Stefano di Forza Italia, per la “Tutela e valorizzazione della Lingua italiana”, che oggi sarà consegnata ufficialmente all’Accademia della Crusca e che nei prossimi giorni verrà messa a disposizione di tutti i Deputati che, a prescindere dall’appartenenza politica, la vorranno firmare».
Che cosa prevede la proposta di legge
La Proposta di legge parte dall’affermazione che la «lingua italiana è la lingua ufficiale della Repubblica, un principio fondamentale assente dalla Costituzione, che paradossalmente viene enunciato solo nella legge n. 482/99 sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche. Come conseguenza è previsto l’inserimento della lingua italiana all’interno della definizione del patrimonio culturale presente nel Codice dei beni culturali e del paesaggio, garantendo così i presupposti costituzionali alla tutela e valorizzazione della lingua italiana».
Poi la Legge garantisce l’utilizzo della lingua italiana nella «fruizione di beni e servizi, nell’informazione e comunicazione, nelle attività scolastiche e universitarie, nonché nei rapporti di lavoro e nelle strutture organizzative degli enti pubblici e privati. Si tratta di previsioni rigide che però rappresentano, come nella Legge francese Toubon, un argine alla dilagante imposizione di termini inglesi al posto di quelli italiani e uno strumento per rimuovere le barriere linguistiche che limitano la partecipazione dei cittadini italiani alla vita collettiva».
Nell’art. 6 è previsto l’istituzione del Consiglio superiore della lingua italiana, a cui si attribuisce il compito di svolgere un’attività d’informazione e di formazione della coscienza linguistica a tutti i livelli. Questa proposta mira alla salvaguardia e alla valorizzazione della lingua italiana, anche sull’esempio offerto da diversi Paesi europei che si sono dotati di organismi ufficiali di tutela. La Svezia dal 1944 ha istituito il Consiglio della lingua svedese, destinato alla promozione della lingua e alla prevenzione del suo degrado. La Norvegia ha fondato ad Oslo, nel 1975, un Centro di cooperazione per la tutela delle lingue nordiche. Ma si possono citare anche le pubblicazioni del Consiglio superiore della lingua francese e la collana di opere grammaticali dedicate alla lingua nazionale inaugurata nel 1994 dalla Real Academia Española.
L’Art.7 modifica la legge 15 dicembre 1999, n.482 sulla tutela delle minoranze linguistiche storiche, per garantire che qualsiasi intervento per adottare toponimi conformi alle tradizioni e agli usi locali, non diventi uno strumento per cancellare la denominazione italiana di tali toponimi. Questa tassativa disposizione si rende necessaria per contrastare il tentativo condotto nella Provincia autonoma di Bolzano di cancellare centinaia di toponimi in lingua italiana, squilibrando ancor più a favore della lingua tedesca il bilinguismo previsto in quella zona.
L’Art.8 prevede l’approvazione da parte del Governo di un decreto legislativo per attuare i principi contenuti nella presente legge nonché per stabilire la composizione e il funzionamento del Consiglio superiore della lingua italiana.
La protesta di Alemanno contro Renzi
Prima della conferenza stampa si è svolta una protesta contro Renzi.«No alla colonizzazione inglese e tedesco, parliamo italiano»: questo il testo dello striscione che un gruppo di una decina di persone guidate da Gianni Alemanno ha tentato di sistemare sulle transenne che delimitano l’ingresso di piazza Signoria prima dell’apertura degli Stati generali della lingua italiana. Le forze dell’ordine hanno impedito che lo striscione venisse posizionato, allontanando di una decina di metri il gruppo. Così Alemanno ha spiegato l”inziativa di protesta: «Sta aumentando, nei luoghi di lavoro, l’imposizione della lingua inglese dunque l’italiano, prima che difenderlo all’estero, difendiamolo in Italia».