Ecuador fa staccare la connessione ad Assange: “Pericoloso per gli USA”
Più si avvicina il voto Usa e più l’atmosfera attorno al fondatore di WikiLeaks diventa incandescente. Ieri, dopo due giorni di speculazioni, il ministero degli Esteri ecuadoriano ha messo a tacere i complottìsti: «Siamo stati noi a tagliargli la connessione. E lo abbiamo fatto perché rispettiamo la sovranità degli altri Paesi». Che, tradotto, significa «non possiamo più tollerare che il nostro ospite influenzi il risultato delle elezioni Usa», si legge su “Il Corriere della Sera“.
Assange senza Web: «Sta interferendo nelle elezioni Usa»
È una mossa a sorpresa quella di Quito, che ospita l’hacker australiano nella sua ambasciata londinese. Grazie al Paese sudamericano, Assange sta evitando l’estradizione negli Usa dove potrebbe essere processato in base all’Espionage Act. L’Ecuador è un alleato prezioso, dunque. Ma WikiLeaks non smette di gridare al complotto. «Hanno staccato la connessione dopo le pressioni del Segretario di Stato John Kerry sull’Ecuador, a margine delle trattative di pace in Colombia», scrivono gli attivisti su Twitter. Il «cattivo» dunque in questo caso è il presidente Rafael Correa, lo stesso — fa notare The Intercept di Green Greenwald, autore degli scoop sul Datagate — che negli ultimi giorni ha dichiarato alla televisione di Putin di preferire Clinton a Trump.
Wikileaks ha danneggiato i democratici
Al di là dei veleni, è chiaro però come la campagna di rivelazioni di WikiLeaks ai danni della candidata democratica abbia fatto saltare i nervi a Washington. Non a caso il bavaglio al caporedattore del sito WikiLeaks arriva dopo la pubblicazione di un’ultima tranche di email provenienti dall’account di John Podestà, l’uomo della campagna di Biliary Clinton. Nell’ultima settimana Assange e soci hanno messo in rete 17 mila email, dalle quali sono emersi nuovi dettagli imbarazzanti per la candidata.