Onida: se la Consulta accetta il mio ricorso, salta il referendum
lllegittimo. Valerio Onida torna a spiegare le anomalie costituzionali del referendum de 4 dicembre, sul quale Matteo Renzi si gioca gran parte della sua credibilità, già ammaccata (e forse la poltrona). Intanto il giudice della prima sezione civile di Milano, Loreta Dorigo, si è riservata di decidere sul ricorso presentato dall’ex presidente della Corte Costituzionale, che ha chiesto di sollevare davanti alla Consulta l’eccezione di legittimità della legge istitutiva del referendum laddove non prevede l’obbligo di scissione del quesito quando ci sono più temi, come nel caso di quello sulla riforma costituzionale.
Onida: potrebbe saltare tutto
Onida contesta la chiarezza e l’omogeneità del quesito che per la sua eterogeneità viola la libertà di voto dell’elettore che si trova a dover decidere su «un intero pacchetto senza poter valutare le sue diverse componenti». Attendiamo di sapere se il giudice deciderà di mandare davanti alla Corte Costituzionale la legge sul referendum, «se così fosse – spiega Onida – e se il ricorso avesse successo per ragioni pratiche e di tempo credo sia possibile rimandare la data del referendum costituzionale». Dalla Spezia, a margine di un dibattito sulle ragioni del no al referendum, l’ex presidente della Consulta spiega che la Corte ha il potere di sospendere il referendum o rinviarlo».
Il centralismo è un brutto vizio
«Il vero problema è che facciamo troppe leggi. Ciò crea un’instabilità che induce incertezza tra i cittadini. Il nuovo Senato non dà voce alle autonomie locali e alle Regioni ma ai partiti. Mi stupisco che le Regioni più attive come quelle del nord Italia non abbiano alzato un po’ la voce. Il centralismo è un brutto vizio tutto italiano». Onida non risparmia critiche dure anche alla legge elettorale che al ballottaggio «rischia di mandare al governo una minoranza. Riforma e legge elettorale sono figlie di un clima politico basato sullo scontro e sull’antipolitica, anche questo falso problema del numero delle poltrone e dei costi del Parlamento è un ammiccamento all’antipolitica ed è pericoloso».