Pianisti, cascate e personal chef nell’ospedale vip che ospita Berlusconi

3 Ott 2016 18:20 - di Antonio Marras

Il Presbyterian Hospital Columbia di New York, dove è ricoverato Silvio Berlusconi, è uno dei più grandi ospedali degli Stati Uniti. Una vera e propria “città dei malati”, dove negli ultimi anni sono stati ricoverati numerosi vip di New York, a partire dall’ex presidente Bill Clinton nel 2004, 2005 e 2010 per gravi problemi cardiaci, seguito nel 2013 dalla moglie, l’allora segretario di Stato Hillary Clinton, per un trombo al cervello. Il campus dell’ospedale – situato nell’alto Upper West Side di Manhattan, poco più a sud del George Washington Bridge – occupa vari isolati della città. Di recente, poi, il Columbia Presbyterian si è fuso con il Weill Cornell Medical Center dell’Upper East Side, portando a una partnership tra le rispettive facoltà di medicina affiliate: Columbia e Cornell. Da ieri, nella zona vip, c’è anche l’ex premier italiano Berlusconi.

Berlusconi nel sesto ospedale d’America

In agosto l’ospedale in cui è ospitato Berlusconi era classificato al sesto posto negli Usa (al terzo per la cardiologia) e al primo per l’area metropolitana di New York nelle graduatorie di US News and World Report. Il Columbia Presbyterian ha poco meno di 2.500 letti, ma alcuni, quelli dell’ala per vip McKeen Pavilion, sono più speciali degli altri. Per le migliaia di pazienti da ogni angolo del globo che ogni anno fanno ricorso alle cure di specialisti di fama mondiale sono a disposizione, superata la lobby con pianista e cascata, camere con vista panoramica sul fiume Hudson che assomigliano a quelle di un albergo a cinque stelle con tv flat screen collegata a programmi multilingue. Ancora più extralusso – nel 2010 il defunto re Abdullah di Arabia Saudita bloccò l’intero piano in vista di un intervento chirurgico – l’ala satellite del Columbia Presbyterian sulla 68/esima strada Est: lenzuola Frette, bagno schiuma Molton Brown, high tea e pasti speciali preparati da un personal chef e la sala riunioni per mandare avanti gli affari anche durante la malattia.

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