Quando Hillary fece piangere Berlusconi: “Tutta colpa di WikiLeaks”

17 Ott 2016 8:19 - di Redazione
Ferito e in lacrime: spunta un Berlusconi inedito dalle ultime email della campagna elettorale di Hillary Clinton diffuse da Wikileaks. L’ex premier italiano simise a piangere quando l’allora segretario di Stato lo chiamò per scusarsi dei giudizi offensivi su di lui contenuti nei rapporti dei diplomatici americani pubblicati nel 2010 dall’organizzazione di Assange, si legge su “il Mattino“.

“Perchè ce l’avete con me?”

Lo ha raccontato, con scarsa prudenza diplomatica e poco tatto, la stessa Clinton ad un gruppo di banchieri in una ñ onterenza organizzata in Arizona dalla Goldman Sachs il 29 ottobre del 2013. Uno dei suoi famosi discorsi a pagamento per Wall Street, che finora lei si era rifiutata di pubblicare e che le stanno creando più di qualche imbarazzo. «Supponiamo, ipoteticamente, che un Paese stava spiando un altro Paese. Cosa faresti per riparare le relazioni?», le chiese sornione il Ceo della banca di investimenti, Lloyd Blankfein. «D’accordo. Questo è tutto off the record», si assicurò la Clinton prima di rispondere: «Okay. Ero segretario di Stato quando accadde Wikileaks. Vi ricordate la debacle. Vengono fuori centinaia di migliaia di documenti e io devo andare a fare il giro di scuse. Avevo una giacca come se fosse il tour di una rock star: il ‘Clinton Apology Tour’. Dovetti andarmi a scusare con chiunque fosse stato dipinto neirapporti m qualunque maniera che fosse considerata non lusinghiera. Fu doloroso. Leader che resteranno anonimi, che erano dipinti come vanitosi, egocentrici e affamati di potere.. .».

Il cinismo della Clinton contro Berlusconi

«Corrotti. E noi sapevamo che lo erano, questa non era fiction», prosegue. «Però io dovevo andare lo stesso a dire, “sai, i nostri ambasciatori, certe volte si lasciano trasportare, vogliono tutti essere dei letterati. Partono per la tangente”. Cosa posso dire? Ho sentito uomini adulti piangere. Letteralmente, dico». A quel punto dal trascript si capisce che la Clinton comincia a parlare con un accento italiano: «Io sono un amico dell’America, e tu dici quelle cose di me…». «Ma questo è un accento italiano!», sbotta Blankfein. «Abbiate un po’ di senso dell’umorismo», replica Hillary. Il nome lo fa Blakfein: «E perciò tu hai detto, Silvio… (risate in sala)». Se da un lato spunta un tratto molto umano di Berlusconi, dall’altro emerge una certa cattiveria daparte dell’exsegretario di Stato, che non solo rivelò la circostanza ma lo irrise in pubblico, convinta in realtà che i giudizi poco lusinghieri contenuti nei cable diplomatici fossero fondati.

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