Referendum, «gli elettori di FI votano No. Chi pensa il contrario si illude»
«Noi le riforme le abbiamo nel Dna» e «abbiamo fatto il patto del Nazareno, per farle», ma «non credo» che riusciranno a pescare voti per il Sì al referendum tra gli elettori di Forza Italia. Così il capogruppo al Senato, Paolo Romani, commenta – in un’intervista al Corriere della Sera – il riferimento al programma del Pdl del 2013 nel sito ufficiale dei sostenitori del Sì.
Sul referendum nessun equivoco
«Noi siamo usciti dal patto – afferma Paolo Romani – solo perché era venuta meno la garanzia del metodo condiviso, con la rielezione del presidente Napolitano. Nessuno può venirci a dire che siamo contro le riforme. Siamo contro questa perché è pasticciata». E poi «c’è una differenza», aggiunge: «Il sistema politico è diverso. Il combinato disposto con una legge elettorale che dà un premio di maggioranza molto elevato. Ora, con questa divisione in tre dell’elettorato, anche il terzo, grazie al ballottaggio, può aspirare al premio di maggioranza e arrivare al 55%».
La road map del centrodestra
«La nostra road map – dice a sua volta Renato Brunetta – è quella contenuta nella dichiarazione di Milano dei tre leader del centrodestra Berlusconi, Salvini e Meloni: prima il referendum costituzionale del 4 dicembre, prima la vittoria del No, e poi sarà il Parlamento a cambiare la legge elettorale prima di andare al voto». La Commissione del Pd sulla legge elettorale, «voluta truffaldinamente da Renzi per risolvere i problemi interni al suo partito, per noi non esiste», puntualizza Brunetta. «Renzi ha messo tre volte la fiducia sull’Italicum, l’ha imposto con violenza al Parlamento, e adesso per provare a comprarsi la sua minoranza fa finte aperture alla modifica della legge elettorale. Noi non ci siederemo mai più al tavolo con un baro, che ha già in diverse occasioni, basti pensare al Nazareno, tradito la parola data».