Renzi ormai non fa più il premier: lo paghiamo per fare il testimonial del “Sì”

22 Ott 2016 15:01 - di Antonio Marras

Anche oggi per il premier Renzi è una giornata da dedicare al sostegno del referendum e non al governo del Paese, con i soldi pubblici e con il tempo che dovrebbe dedicare solo alla governance del Paese. L’ultima passerella è a Trapani, a sostegno di un comitato per il “Sì”, con un comizio contro tutti coloro che si sono schierati dalla parte opposta. «C’è una variegata alleanza di quelli che dicono “No”: D’Alema, Berlusconi, Monti, Fini, Dini, Cirino Pomicino. Sono rispettabili ma mi colpisce che siano gli stessi che sugli stessi argomenti prima dicevano “Sì”. Hanno cambiato idea perché il loro obiettivo è riprendersi il governo che gli abbiamo tolto perché non erano stati in grado di cambiare le cose. Noi vogliamo il futuro, non il passato. Che l’Italia si rimetta in moto e non continui con le stesse facce degli ultimi trent’anni», dice il premier Matteo Renzi a Trapani.

E le critiche al governo? Respinte al mittente. «Dopo due anni e mezzo non sono ancora per niente soddisfatto di quello che abbiamo fatto, anche se abbiamo fatto tante cose. Ancora tanta gente non ce la fa e questa la senti la sera quando vai a letto come una ferita. Guai a negare la difficilissima situazione occupazionale, guai a negare le difficoltà che esistono», aggiunge Renzi, che replica anche a chi parla di una riforma che dà troppi potere al premier. «Deriva autoritaria? Deriva antidemocratica? I poteri del premier aumentano? Sono dovuto andare a fare i confronti tv per dire che non è vero. A Zagrebelsky ho chiesto qual è l’articolo della Costituzione che cambia. Non cambia niente, nessun articolo. Di che parliamo?», dice ancora Renzi a Trapani. «La riforma costituzionale non è il nostro traguardo, il nostro obiettivo, ma il punto di partenza per dire in Europa e nel mondo che l’Italia è più semplice. Mi servirà a dire che in Europa servono le riforme strutturali», rilancia. C’è spazio anche per una contestazione, alla quale il premier ha risposto così: «Noi svolgiamo una funzione sociale. Deve essere una vita terribile quella passata a lamentarsi soltanto… Ma politica non è attaccarsi soltanto, è portare delle idee, poi il migliore va avanti. Quanto tempo abbiamo perso ad accusare, insultare gli avversari politici: non si può pensare che la politica sia urlare improperi agli altri».

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