La “rivincita” del Terzo Reich: oggi tutto il mondo adotta il suo elmetto Fritz

11 Ott 2016 17:49 - di Antonio Pannullo

Quando un’idea è buona, cammina con le proprie gambe, si afferma da sola. Non c’è bisogno di propaganda, non c’è bisogno di imposizioni, né di pubblicità. Uno dei casi più clamorosi di questa dinamica è quello del cosiddetto elmetto tedesco “Fritz”, che siamo abituati a conoscere e riconoscere dall’iconografia militare e anche da quella hollywoodiana. In realtà l’elmetto di cui stiamo parlando si chiama Stahlhelm, ossia “elmetto d’acciaio”, e risale a prima dell’avvento del nazismo, e precisamente alla Grande Guerra. È definito anche “a secchio di carbone”, per la inconfondibile forma tesa a proteggere la nuca del soldato, soprattutto quando alla guerra campale si sostituì la guerra di trincea. Addirittura, prima della Grande Guerra, raramente i soldati avevano una qualche protezione in testa, solitamente avevano simil-elmi di stoffa o di cuoio. Ma con la guerra di posizione, si constatò che il numero dei morti e dei feriti a causa di colpi alla testa (spesso di shrapnel) aumentava. In realtà, se vogliamo essere onesti, i primi a pensarci furono i francesi, che con il loro celebre elmetto Adrian, poi adottato anche dalle truppe italiane, come si vede anche in moltissime rappresentazioni dei nostri fanti, che garantiva una qualche protezione ai soldati. L’Adrian, comunque, non è conosciuto come l’elmetto Tommy, quello inglese, che in realtà si chiamava Brodie dal nome del suo inventore. Il copricapo con la sua caratteristica forma a scodella fu presto adottato non solo dal Regno Unito ma da tutte le truppe del Commonwealth, e fu diffuso perché costava meno produrlo. Tornando al Fritz, fu disegnato da Friedrich Shwerd, dell’Istituto tecnico di Hannover. Dopo le necessarie prove di laboratorio e al poligono, l’elmetto fu adottato come Model 1916 e inaugurato a Verdun. Per la fusione i tedeschi utilizzarono un acciaio al silicio-nickel, molto più costoso dei Tommy inglesi. In questa fase i Fritz avevano il color acciaio, furono verniciati solo nel 1918, per ordine dello Stato maggiore tedesco, che ne indicava anche la mimetizzazione.

Il Fritz è molto utilizzato dai corpi speciali

Ma la storia del Fritz non finisce qui, anzi comincia: dopo la presa del potere da parte di Hitler, gli studi sul Fritz si moltiplicano. Dopo un primo nuovo modello chiamato M1933, fatto un materiale plastico chiamato Vulkanfiber, nel 1935 arriva il modello definitivo, quello che siamo abituati a vedere nelle immagini del secondo conflitto mondiale. Era uno Stahlhelm ricavato dalla pressatura di fogli di acciaio al molibdeno e leggermente modificato nella forma. Dal 1935 al 1940 ne furono prodotti milioni e milioni di pezzi. Gli unici corpi tedeschi a non adottarlo, come si ricorderà, furono i paracadutisti, i Fallschirmjäger, che avevano un elmo di concezione più tradizionale, che secondo gli ingegneri tedeschi garantiva meno rischi in fase di atterraggio per le truppe aviotrasportate. Negli anni della guerra l’elmetto subì modifiche non significative, più che altro legate alle esigenze produttive e a quelle relative alla verniciatura e mimetizzazione. La Germania nazista esportò il Fritz in alcune nazioni: lo adottarono in quegli anni, ad esempio, la Spagna di Franco, la Cina nazionalista e l’Ungheria. Nel periodo tra le due guerra il Fritz fu adottato anche dai soldati islandesi, unitamente a un’uniforme di foggia tedesca. Ma nel 1940 Dublino accettò la proposta di Londra di sostituire l’uniforme con una britannica insieme all’elmetto, il Tommy. Dopo la Seconda Guerra Mondiale,ovviamente la Germania Ovest abbandonò il Fritz, considerato in quel momento da tutto il mondo come simbolo del militarismo tedesco, per adottare una variante dell’elmetto americano M1, quello con la visierina. Invece, sorprendentemente, la Germania Est ne adottò un modello molto simile, anche se non uguale al Fritz, per la sua Volkspolizei e la sua Nationale Volksarmee. Noi li conosciamo in quanto erano quelli che indossavano i Vopos, la famigerata polizia di frontiera comunista. Si trattava di elementi più larghi dello Stahlhelm e realizzati con un materiale diverso. Furono ceduti a molti Paesi amici – ossia comunisti – del Terzo Mondo. Oggi in Germania vi sono molti corpi che utilizzano il Fritz, però realizzato in kevlar, come quelli che usano gli appassionati del softair. Venendo alla storia odierna, da qualche anno notiamo che praticamente tutti gli eserciti del mondo, italiano compreso, utilizzano il glorioso Fritz, particolarmente le forze speciali dei Paesi occidentali, in quanto garantiscono maggiore protezione. Quelli che ieri e l’altro ieri furono i maggiori nemici dei Fritz tedeschi, oggi li indossano. Il dottor Shwerd ne sarebbe lusingato…

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