Scomparso a Roma Raoul Tebaldi, leggenda dell’attivismo missino

18 Ott 2016 14:20 - di Antonio Pannullo

E’ scomparso venerdì scorso all’ospedale di Tivoli dove era ricoverato Raoul Tebaldi, figura leggendaria dell’attivismo romano missino negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Raoul Tebaldi frequentava la sezione Prenestino “Francesco Maria Barracu”, della quale fu insostituibile protagonista. La madre Nerina fu una delle prime segretarie della sezione del Msi e il padre era Moschettiere del Duce. Tebaldi era nato a Roma l’11 novembre del 1945 e da sempre viveva nel quartiere Prenestino. Essendo uno  sportivo, iniziò a frequentare la palestra di Angelino Rossi di via Scipione Rivera nei primi anni Sessanta. Fu lì che ebbe quel soprannome che gli rimase sempre: il Negus. Questo perché, incredibile a dirsi, da ragazzo adolescente Raoul era gracile, con la barba che porterà sempre e con quei capelli neri e ricci. Qualcuno dei frequentatori probabilmente disse “ahò, me pari er Negus” e da allora per la Prenestino rimase sempre il Negus. All’inizio faceva pesi, attrezzistica, corpo libero, per poi dedicarsi solo in un secondo tempo alla disciplina del culturismo, settore in cui ricevette numerosi riconoscimenti e attestati, e che continuò a fare fino a dieci anni fa, malgrado il gravissimo attentato che subì negli anni Settanta e del quale parleremo in seguito.

Intorno al 1968 entrò alla sezione Prenestino, che non abbandonò mai più. Lì incontrò esponenti storici della sezione, che fu aperta subito dopo la guerra, come Donato Lamorte, Ignazio Di Minica, Gianfranco Rosci, Claudio Santellani, Elia Porta, Alberto Pomepi, Enrico Cannone, Volantino, il Postino e tantissimi altri, scusandoci se non li menzioniamo tutti. Ogni anno, finché esisté il Movimento Sociale Italiano, lui prese la tessera, come del resto fece i primi anni di Alleanza Nazionale. Alto, massiccio, muscoloso, Raoul Tebaldi incuteva un certo timore negli avversari politici, per la sua determinazione e il suo coraggio. Ma era un gigante buono, che si limitava a difendere sé stesso e i suoi nel caso, piuttosto frequente, di aggressioni dell’ultrasinistra.

 L’attentato terrorista a Raoul Tebaldi

Vi sono centinaia di episodi legati agli anni Settanta che potremmo raccontare, ma ci limiteremo a citarne due, nei quali Raoul fu vittima e non aggressore. Il primo avvenne il 12 gennaio 1973 in via Malatesta, al Prenestino, quando Raoul reagì a un gruppo di extraparlamentari che volevano imporgli di firmare una petizione relativa alla guerra del Vietnam. Chiamati i rinforzi, Tebaldi fu inseguito da decine di attivisti della sinistra armati con caschi, bastoni e quant’altro, e si dovette letteralmente barricare in un bar di piazza Malatesta, addirittura mettendo un flipper davanti alla porta d’ingresso. I comunisti fecero irruzione, seguì una gigantesca rissa dopodiché arrivò la polizia che ovviamente arrestò Tebaldi per violenza privata mentre si limitò ad allontanare gli aggressori. Ma l’attivismo e l’impegno sociale nel quartiere di Tebaldi e degli altri militanti della sezione Prenestino dava fastidio, tanto che il 17 marzo del 1975 da una Fiat 124 blu partirono due colpi di fucile contro due attivisti missini che stavano affiggendo manifesti, uno dei quali era proprio Tebaldi. Il 20, ci fu un’altra tentata aggressione contro attivisti della sezione del Msi della zona. Ma Tebaldi doveva essere punito: il 10 aprile dello stesso anno, quindi pochi giorni dopo, Raoul Tebaldi stava tornando a casa a piedi in via Prenestina, quando si accorse che qualcuno lo seguiva. A quell’epoca gli attivisti del Msi e del Fronte della Gioventù avevano sviluppato come un sesto senso per le aggressioni. Tebaldi non fa in tempo a voltarsi che viene colpito – alle spalle – da due revolverate alle gambe, una delle quali gli devastò un ginocchio, con gravissime conseguenze per molti anni. Incredibilmente, Raoul si rialzò e tentò di inseguire i terroristi, che ovviamente scapparono a gambe levate. Portato al San Giovanni, ebbe una prognosi di 40 giorni. Come “sfondo” a questa vicenda, ricordiamo che le organizzazioni più estremiste della sinistra avevano affisso in quei giorni nel quartiere Presentino un manifesto con i nomi di tutti i “fascisti” della zona, tra cui lo stesso Tebaldi, invitando i “compagni” a colpirli. Negli anni successivi Raoul disse di sospettare per quell’attentato Prima Linea, ma la faccenda non ebbe riscontro, perché in quegli anni questo tipo di indagini non venivano prese sul serio come avrebbero dovuto. Per quell’invalidità non riuscì a ottenere nulla, neanche dal fondo per le vittime del terrorismo, nonostante l’impegno e gli sforzi del parlamentare e avvocato missino Giulio Maceratini.

Raoul Tebaldi e Giorgio Almirante

Un altro aspetto della militanza politica di Raoul Tebaldi e della palestra di via Rivera, l’Accademia pugilistica romana, di cui era presidente Gianfranco Rosci, riguarda il servizio d’ordine che era chiamata a svolgere negli spostamenti del segretario Giorgio Almirante. Ma non si trattava, come è stato falsamente scritto, di “pretoriani” o “picchiatori”, semplicemente, come ricorda Massimo Magliaro, in quel periodo né la sede nazionale del partito, né la casa di Almirante o  dei parlamentari missini, né lo stesso Almirante, avevano la scorta della polizia. Il segretario infatti se ne andava in giro da solo con la sua 500, senza nessuno che lo accompagnasse. E’ dunque comprensibile che nelle trasferte più “calde”, nei comizi in zone difficili, Almirante avesse bisogno di un “muro” che impedisse l’aggressione delle sinistre ben decise a togliere la libertà di parola a chi diceva verità scomode per il regime. Quindi Raoul Tebaldi, Angelino Rossi, Daniele Rossi, Gianfranco Rosci, Volantino e tanti altri ragazzi difendevano la libertà di parola e di espressione del partito più osteggiato dalla sinistra e dalla Democrazia cristiana. Tebaldi per tutta la sua vita politica frequentò il gruppo romano del senatore Michele Marchio, che era seguito a quello di Giulio Caradonna, ma era sempre pronto comunque a difendere il Msi ovunque fosse necessario. Come ricorda Marco Cottini, ex attivista della Prenestino, ma della generazione precedente a quella di Tebaldi, l’attentato precluse a Raoul ulteriori affermazioni nel campo del culturismo e del cinema, dove lavorava come comparsa, e il suo impegno politico gli precluse inoltre una qualsiasi carriera professionale diversa, come è accaduto a tanti, troppi, attivisti missini di quegli anni. Raoul lascia la famiglia, due figli, Rodolfo ed Erika, cui facciamo le più sentite condoglianze da parte di tutta la comunità umana che lo ha visto protagonista, da parte della Fondazione Alleanza Nazionale e naturalmente da parte del Secolo d’Italia, quel “suo” quotidiano che lui diffondeva nei quartieri più rossi di Roma. Tutti lo ricordano come un uomo buono, generoso, introverso con chi non conosceva ma espansivo con i suoi camerati, e sempre disponibile ad aiutare i suoi “fratelli” e a difendere coraggiosamente l’idea in cui credette sempre. La sepoltura, ma la notizia non è confermata,  dovrebbe avvenire mercoledì mattina al cimitero Flaminio di Prima Porta, ma il 14 novembre, nel trigesimo della scomparsa, si terrà una messa alla chiesa di San Luca Evangelista al Prenestino.

(Nella foto scattata a Roma a fine anni Settanta, dopo l’ennesimo divieto di svolgere un comizio del Msi, si riconosce Raoul Tebaldi con i capelli lunghi e la barba)

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