Il sindaco di Amatrice, Pirozzi: da oggi via le tende, la mia gente esempio di dignità
«Oggi per noi comincia un “campionato” lungo pieno di difficoltà ma se la squadra si allena bene, suda sul campo e dà esempio di grande dignità come la mia gente», sicuramente «Amatrice rinascerà». Con queste parole piene d’orgoglio, Sergio Pirozzi, risoluto sindaco della cittadina distrutta dal terremoto e allenatore di calcio, ha annunciato che, da oggi, «la gente di Amatrice non sarà più nelle tende. E’ stato fatto un lavoro straordinario grazie alla Protezione Civile e agli psicologi. Nelle tende erano rimaste le ultime persone, soprattutto allevatori. Gente abituata a lottare contro le avversità. Stavano aspettano le roulotte che arriveranno oggi dalla Regione Lazio e la Protezione Civile».
Ospite di “Sport2000“, il programma sportivo di Tv2000, Pirozzi, che è diventato l’uomo simbolo della gente che ha reagito al sisma che ha devastato il Centro Italia, ha fatto un parallelismo con il terremoto che distrusse L’Aquila: «Dopo 48 giorni, un periodo record perché a L’Aquila le tende sono rimaste da aprile fino a ottobre, la gente troverà la propria sistemazione e dignità. La mia gente ha capito che per avere le case bisognava liberare le aree. Siamo un popolo di gente sfrattata a tempo e non di terremotati perché chi è terremotato lo è per tutta la vita. Noi ritorneremo nelle nostre case».
Il sindaco, che è anche un allenatore di calcio, ha portato l’esempio del «Leicester che l’anno scorso ha vinto il campionato inglese contro i pronostici iniziali.
«Ho scoperto – ha raccontato Pirozzi – che esiste tanta brava gente, ci sono numerose belle storie: dal bambino che parte dall’Irpinia per portare dei ragazzi per fare compagnia ai nostri figli, il migrante negli Usa che viene ad Amatrice facendo un viaggio lunghissimo per portare un assegno di 3 mila dollari, la scuola del Nepal che viene ad Amatrice per portare mille euro. Questo mi ha fatto rendere conto che il mondo e l’Italia è composto da tante brave persone. Sto apprendendo molto dal terremoto anche se abbiamo perso tanto: amici e attività lavorative. Ma dopo la morte c’è sempre la vita».