Società libera e ricerca: forum alla settimana della scienza
La settimana della scienza, che, su impulso della Commissione Ue, si è tenuta in trecento città europee ed è terminata pochi giorni fa, é stata un utile occasione di divulgazione e di riflessione, perché la ricerca non è qualcosa di indipendente dalla società in cui si sviluppa, ma, al contrario, ne dipende fortemente. Ma vediamo. In effetti, ciò che chiamiamo ricerca scientifica è un insieme complesso di acquisizioni di conoscenze, basato su un metodo – il metodo sperimentale – che prevede che ogni nozione sia basata sull’osservazione, sia descrivibile matematicamente nella sua dinamica e formulata in modo da essere verificabile o smentibile da un esperimento. Essa investe, praticamente senza soluzione di continuità, tutte le sfere dell’attività umana, dalle invenzioni che modificano le cose di tutti i giorni, alle teorie che modificano la visione del mondo.
Ricerca pura e grandi scoperte
Storicamente è stata quasi sempre la ricerca pura, fondamentale, a produrre le grandi scoperte, sì che una curiosità attenta sembra essere la molla principale del progresso scientifico (se Edison si fosse dedicato a migliorare le candele, non avrebbe probabilmente mai inventato la lampadina) ma le scoperte vengono tradotte in tecnologie, che poi progrediscono per altre motivazioni ed arrivano ad influenzare la vita di tutti. Anche senza scomodare gli episodi clamorosi, come il processo a Galileo, il rapporto tra scienza e società non è stato sempre uguale e produttivo in tutte le civiltà. La cultura greca della classicità, tutta tesa all’elaborazione filosofica, pose scarsa attenzione alle applicazioni pratiche e probabilmente per questo non tentò mai un’applicazione reale della scoperta (160 A.C.) dell’Eolipila (un “gioco” scientifico dovuto ad Erone che fu in realtà la prima macchina a vapore) mentre la Roma imperiale, che invece aveva il culto della tecnica, non prese mai in seria considerazione, pur conoscendoli, la pura speculazione dei giochi greci, che in fondo sottovalutava e così la locomotiva aspettò quindici secoli. I Romani costruirono ponti e strade, moltiplicarono stazioni di posta e selezionarono cavalli veloci, per merci e messaggi attraverso l’impero, mancarono però il cavallo-vapore. E’ principalmente col Rinascimento Italiano che il rapporto tecnica-scienza si fa moderno e maturo, è col Rinascimento che si affaccia un tipo di civilizzazione capace di porre la scienza al suo centro e poi di servirsene. E, da allora, hanno sempre prevalso le civiltà che hanno saputo sviluppare le conoscenze fondamentali, da cui trarre poi le applicazioni tecniche. L’esempio storico forse più importante è stato il prevalere, post rinascimentale, della civilizzazione europea sulle civiltà orientali, quello più recente il fallimento della Germania nazional-socialista nel realizzare la bomba atomica, soprattutto per la finalizzazione, voluta dai vertici, dei principali sforzi industriali alla semplice “tecnica” bellica.
Le frontiere della scienza
Il sorgere degli stati moderni, accanto alla classica distinzione tra ricerca fondamentale e applicata, ha determinato quella tra ricerca pubblica e privata e infine la costosa complessità di alcune ricerche rende opportuno considerare un’altra distinzione, quella tra lungo e breve periodo. In generale in tutte le nazioni evolute, compito primario delle istituzioni pubbliche è la ricerca di base, le imprese private hanno infatti bisogno di ritorni rapidi e soprattutto prevedibili per cui, con l’eccezione degli Stati Uniti dove è possibile detrarre il mecenatismo delle fondazioni dalle tasse (e forse dovremmo farlo anche noi), si dedicano soprattutto alla ricerca tecnologica richiesta dal mercato. E’ difficile una comparazione diretta tra le varie nazioni, considerando le diversità economiche (come le fondazioni o il diverso grado di socialismo in economia) e alcune particolarità come, ad esempio, il grande peso delle ricerche militari in alcuni paesi, ma in generale comunque il modello di ricerca-sviluppo in occidente è comune, pur con differenze complessive e settoriali di efficienza e di ricchezza di mezzi. La ricerca fondamentale domina il panorama complessivo e probabilmente continuerà ancora a farlo per lungo tempo, producendo però effetti “secondari” a cascata di enorme importanza, come, per significativo esempio, il WEB, inventato al CERN. Ma dove va la ricerca fondamentale? Enormemente grande, enormemente piccolo, enormemente lontano, enormemente complesso, sono queste, oggi, le frontiere delle ricerche fondamentali. Vita, struttura e durata dell’Universo, da molto meno dei miliardesimi di secondo dopo il “Big Bang” fino al più lontano futuro concepibile, dai confini del Cosmo a quelle strutture subatomiche (come nuclei, particelle e quarks) che finora ne hanno nascoste sempre altre. Partendo dall’uomo, dalle sue dimensioni, dal suo ambiente e dalla sua epoca, la ricerca fondamentale ha viaggiato in tutte le direzioni dello spazio-tempo, fino a toccare quelli che – oggi – ci sembrano esserne i confini. E c’è anche chi pensa ad universi paralleli. Salendo con l’energia, negli acceleratori, per studiare le sottostrutture nucleari, si tende a ricreare le condizioni esistenti dopo l’istante iniziale, ottenendo informazioni che ci servono anche per l’universo futuro e il tutto sembra preludere ad unificare le particelle in uno schema unitario e le forze esistenti in natura in una sola . L’apparente paradosso Einsteiniano del tempo relativo (potremmo viaggiare nel futuro degli altri, ma non nel nostro) sta di fronte a noi misterioso ed intrigante, ma comincia a non esser più una frontiera inesplorata e, forse, gli sviluppi che ci attendono potrebbero anche essere ancor più clamorosi, visto che ci sono teorie estese della Relatività, come la Open Quantum Relativity, che ritengono i viaggi nel tempo matematicamente e dinamicamente concepibili.
Quando lo spazio sarà “il nuovo mondo”
A cosa porterà tutto ciò? Non ne abbiamo ancora una chiara idea, come non l’avevamo quando scoprimmo il vapore, l’elettricità o la radioattività, perché non si sa come utilizzare ciò che è totalmente nuovo, ciò che ancora non si conosce, però potrebbe cambiare molte altre volte il mondo. In biologia la questione dell’origine della vita, comincia ormai ad esser posta in termini sempre più precisi e la decodificazione del DNA rende vicino il giorno in cui il cancro sarà definitivamente sconfitto, mentre tanto sogni che paure saranno a portata di mano. E intanto nanoelettronica e matematiche dedicate cominciano a dare un senso sempre meno fantascientifico al termine di “intelligenza artificiale”. Un motore non convenzionale, probabilmente nucleare, è invece il primo problema della ricerca di base spaziale. Oggi la conquista dello spazio è sempre al limite, per la sostanziale inadeguatezza dei veicoli utilizzati, razzi chimici non riutilizzabili e che per oltre il 90% del carico sono solo carburante. Il giorno in cui disporremo di un vero “aeroplano spaziale” inizierà la colonizzazione del sistema solare e lo spazio sarà il nuovo mondo. La fusione termonucleare controllata è ancora ricerca di base per la complessità dei problemi legati al plasma, come pure i Reattori a sicurezza intrinseca e perfino la produzione elettrica solare, di cui andrebbe aumentata la conversione foto-elettronica per utilizzare massicciamente il Sole come fonte di energia non sovvenzionata, ma sono tutte anche ricerca finalizzata, perché si sa cosa devono dare : energia pulita ed abbondante. L’irraggiamento delle sementi e la loro ibridazione continuerà a creare specie più produttive. ma una banca dei tipi originari sarà garanzia di non scomparsa di intere specie e, chissà, un giorno ci cureremo mangiando cibi medicinali e, forse, perfino buoni. La casa telematica permetterà il lavoro a domicilio, riducendo spostamenti e traffico e salvaguardando la struttura storica delle nostre città. La ricerca continuerà ad assicurare un miglioramento delle condizioni di vita degli esseri umani ed il progresso della loro conoscenza, ma solo se – e sottolineo se- la società sarà aperta e guidata dalla razionalità, capace di permettere il libero svilupparsi della scienza. E allora, un giorno forse non troppo lontano, in un altro pianeta antropizzato, guardando su nel cielo vedremo brillare, luminosa, la nostra vecchia Terra.