Svolta dei conservatori inglesi: “Solo noi a favore della vera uguaglianza”
La rivoluzione inglese di May: “Siamo il partito dell’uguaglianza”
Conservatori a congresso: filtro ai confini, meritocrazia e più Stato
Schiaffeggia i manager, «non hanno fatto sacrifici dopo la crisi, quella l’hanno pagata gli altri, i comuni cittadini», e li mette sull’attenti (non solo loro): chi non paga le tasse verrà inseguito da questo governo. Cita la Thatcher («ci ha insegnato a seguire i sogni»), Churchill e Disraeli e a sorpresa un premier laburista, Clement Attlee, quello della ricostruzione. Poi si erge a paladino dei lavoratori. È qui che May va a caccia del nuovo centro gravitazionale. Vuole un governo incisivo, «che faccia cose buone» e un Partito conservatore alla stregua di un Partito della nazione che si espande a destra e a sinistra, socialmente inclusivo, ricchi e poveri, periferia, cittadine, campagne e Londra. Lì si annidano le élite liberali, «più attente ai rapporti internazionali che alla gente della strada». Per questo May dice: «Siamo noi il partito dei lavoratori», una frase che solo qualche lustro fa avrebbe fatto gridare allo scandalo. D’altronde i laburisti, titolari del marchio «partito dei lavoratori», dice «sono divisi e divisivi», «sono un partito dell’odio».