Trump: «Sarò amico di Putin perché è meglio di Obama». E la Clinton sbanda
Amico di Vladimir Putin, c’è da giurarci. Donald Trump nell’ultimo duello televisivo con Hillary Clinton prima del voto ribadisce chiaramente la sua posizione nei confronti della Russia contro la folle politica estera dell’amministrazione Obama che rischia di imboccare la strada senza uscita della Guerra Fredda. La prima a citare Mosca è stata la candidata democratica sostenendo di fatto che WikiLeaks fa il gioco della Russia e degli hacker sponsorizzati dal Cremlino che vogliono cercare di influenzare le elezioni americane. Poi ha perso le staffe «Donald Trump è un pupazzo nelle mani di Putin e ha incitato gli hacker russi ad attaccarci». La Clinton, scossa dallo scandalo delle mail, chiede a Trump di condannare ufficialmente lo spionaggio russo.
Trump: sarò amico di Putin
Non si è fatta attendere la risposta velenosa di Trump che ha già annunciato che in caso di vittoria incontrerà il presidente russo. «Sei tu un pupazzo, io non conosco Putin e non sono un suo amico – ha detto il candidato repubblicano – Clinton e Obama non amano Putin perché più volte ha dimostrato di essere più scaltro e abile di loro». In ogni occasione il presidente russo si è mostrato più furbo di Obama, «preferisco andare d’accordo coi russi», ha tagliato corto. Trump, insomma, vuole aprire la Casa Bianca al dialogo con il Cremlino. Davanti agli americani Trump ha ripetuto di essere disposto a collaborare con la Russia nella lotta contro lo Stato islamico. Ma lo choc finale è stata una dichiarazione bomba: Trump ha detto che non sa se accetterà il risultato elettorale in caso di sua sconfitta: «Deciderò quando sarà il momento, ti lascio con la suspense», ha detto al moderatore del dibattito, il giornalista di Fox News, Chris Wallace. Con questa uscita il candidato tycoon ha smentito il suo vice Mike Pence e sua figlia, Ivanka, che hanno detto che avrebbe accettato il risultato delle elezioni in ogni caso. Nel duello Trump ha giocato tutte le sue carte confermandosi nel ruolo del “monellaccio” mentre Hillary è apparsa opaca ed evasiva: sul suo conflitto di interessi fra ruolo politico e fondi raccolti dalla fondazione Clinton, e sulla sua distruzione di 30mila email scritte da segretario di Stato.