“Tu come mi vedi?”: amore, sogni e rabbia nel video sulla sindrome di Down
«Io mi vedo come una figlia, una sorella, un’amica. Come una persona su cui contare, mi vedo incontare una persona con cui condividere la vita. Mi vedo ballare, cantare, inseguire i miei sogni, soprattutto quelli impossibili. Mi vedo come una persona normale, con una vita importante, soddisfacente e meravigliosa. Io mi vedo così, e tu come mi vedi?». Parla Olivia Wilde, bellissima protagonista di serie di successo negli Usa (da Dr House a Vinyl), ma solo alla fine si capisce che la voce fuori campo è quella di AnneRose, una ragazza di 19 anni affetta da sindrome di Down. L’avreste ascoltata se non avesse avuto gli occhi azzurri di Olivia?, sembra essere il messaggio subliminare della clip, che un po’ commuove e un po’ indigna, restituendoci storie di vite vere e di sottili indifferenze che circondano i ragazzi Down.
Si chiama “How do you see me?” (Tu come mi vedi?), la campagna scelta quest’anno per “raccontare” la sindrome di Down, in occasione dell’undicesima giornata mondiale che si celebra oggi. La campagna, con cui CoorDown Onlus – Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down celebra il World Down Syndrome Day – è realizzata, per il quinto anno consecutivo, con la collaborazione dell’agenzia di pubblicità Saatchi & Saatchi, ufficio di New York, e consta di un breve film disponibile sul canale YouTube di Coordown con la partecipazione della star americana Olivia Wilde, che mira a stimolare una riflessione su come le persone con sindrome di Down vedano se stesse e su come siano spesso vittime di discriminazioni basate su preconcetti e aspettative stereotipate. AnnaRose Rubright, dunque, racconta per voce di Olivia Wilde la sua vita: piena di significato, ricca di opportunità, di amicizie e affetto ma anche di sfide e momenti di difficoltà. L’obiettivo è mostrare che una vita ricca di relazioni soddisfacenti grazie al supporto della famiglia, degli amici, dei colleghi di lavoro è possibile. «Con questo film vogliamo contribuire a un cambiamento culturale: solo quando la disabilita sarà percepita come una delle sfaccettature della diversità si potrà davvero fare inclusione, riconoscendo l’unicità di ogni individuo», spiega Sergio Silvestre, Presidente di CoorDown Onlus. La scelta del 21 marzo per la giornata mondiale sulla sindrome di Down non è casuale: la sindrome, detta trisomia 21, è caratterizzata da un cromosoma in più – tre invece di due – nella coppia cromosomica numero 21 all’interno delle cellule.