Usa, lo zoccolo duro di Trump: ecco la mappa dei suoi sostenitori
Donald Trump croce e delizia dei sondaggisti: a quattro settimane dal voto e dopo i due duelli tv, con tutte le polemiche e i colpi bassi che accompagnano questa campagna presidenziale, è complicato per loro stabilire quale sarà l’esito del voto, alla faccia di chi sostiene che Hillary vincerà a mani basse. Tant’è vero che lo scarto che la separa da Trump si è ridotto proprio dopo l’ultimo dibattito, che invece avrebbe dovuto decretare la “fine” di Trump, dopo il video sessista che ha imbarazzato anche il suo partito. E’ opinione diffusa che poco cambi nella conformazione del seguito su cui il tycoon fa leva, il suo zoccolo duro esiste e resiste. Trump può essersi giocata la sua chance con alcuni indecisi ma resta una fetta di fedelissimi che rimanda ad una delle categorie più osservate nello studio delle dinamiche della politica americana: “the white working class”.
Trump e la “pancia” dell’America
Gli analisti lo dicono da tempo: la “base” di Donald Trump è bianca, non ispanica, con livello di istruzione medio e nella gran parte uomini. Che è poi il terreno di conquista tradizionalmente più arduo per i democratici, tanto che negli ultimi 40 anni soltanto Bill Clinton è riuscito a farvi davvero breccia strappandone più del 40% di consensi. In particolare si sa che l’avversaria di Trump, Hillary Clinton, è favorita tra l’elettorato afroamericano con picchi che superano l’80% e che le posizioni anti immigrazione del tycoon lo rendono indigesto a tutta una serie di gruppi etnici accentuando quindi una differenza anche questa consueta tra democratici e repubblicani, visto che soltanto uno su 10 possibili elettori di Trump è nero, asiatico o ispanico. La gran parte dei sostenitori del magnate che aspira alla presidenza Usa risulta poi non essere laureato e in alcune analisi sorge proprio in questo settore un elemento di novità, in quanto il tycoon miete un discreto successo tra le donne bianche over 45 non laureate. “Working class” però non è sinonimo di “poveri”, non lo è in generale e in particolare non lo è per l’elettorato di Trump tra cui – stando a recenti ricerche – soltanto il 23% dei bianchi non laureati che lo sostengono guadagnano meno di 50mila dollari all’anno.
Conservatori religiosi e gli evangelici:. quelli che non lo mollano
La “pancia” del Paese pende dalla parte di Trump. Rimane un interrogativo, valutare quanto gli ultimi sviluppi -il video con frasi sessiste in particolare- gli farà perdere consenso sui conservatori religiosi e gli evangelici, che pure sembrava aver conquistato nel corso della sua cavalcata nelle primarie. A giudicare dal dibattito tv Trump è riuscito a rigettare “sui Clinton” molti degli scandali sessuali che hanno attraversato l’America. Forse gli “ipocriti moralisti”, come li aveva definiti Trump, dimenticheranno queste chiacchiere “da spogliatoio maschile”. All’inizio della corsa erano ancora scettici, poi via via il tycoon li aveva convinti e soprattutto aveva fatto fuori tutti quegli avversari che apparivano inizialmente più appetibili a questo gruppo. Ciò che poi è considerato assodato ormai da settimane per la campagna di Trump è che saranno gli indecisi a fare la differenza. Il terzo duello in televisione sarà decisivo.