Il Msi al cinema. I quindici film più applauditi dal popolo tricolore

1 Nov 2016 7:03 - di Redattore 54

Luciano Serra pilota di Goffredo Alessandrini, con Amedeo Nazzari, premiato come miglior film italiano a Venezia nel 1938, è uno dei più famosi esempi di propaganda fascista. Molto efficace nelle parti spettacolari con una sceneggiatura cui collaborò il giovanissimo Roberto Rossellini. Racconta di un aviatore che dopo la grande guerra, incapace di adattarsi alla vita civile, abbandona la famiglia e si trasferisce in Sud America. Disperso durante una trasvolata atlantica, viene creduto morto; invece è sopravvissuto e si è arruolato sotto falso nome fra le truppe italiane che invadono l’Etiopia. Qui ha l’occasione di sacrificare la propria vita per salvare quella del figlio.

Giarabub film di guerra del 1942 racconta l’eroica difesa dell’oasi di Giarabub assediata dagli inglesi e la resistenza ostinata di 1300 italiani coadiuvati da 800 ascari libici al comando del colonnello Salvatore Castagna. La difesa italiana fu sopraffatta nel marzo del 1941. L’impresa fu celebrata anche dalla canzone La sagra di Giarabub, particolarmente cara ai missini perché metafora del rifiuto di ogni compromesso: “Colonnello, non voglio il cambio, qui nessuno ritorna indietro! Non si cede neppure un metro, se la morte non passerà”. Nel film fece il suo esordio anche un ventenne Alberto Sordi.

Via col Vento il kolossal del 1939, diretto da Victor Fleming, colpiva in modo particolare l’immaginario di chi si sentiva parte di un “mondo di vinti”. L’epopea narrata nel romanzo e riprodotta nella pellicola, con il crollo dei valori della Confederazione sudista, prefigurava l’abbattimento della civiltà europea minacciata dal comunismo sovietico. Molte figure del romanzo e del film, inoltre, esprimevano quella “nobiltà della sconfitta” che è sempre stata una caratteristica della mentalità della gente missina.

La Ciociara film del 1960 diretto da Vittorio De Sica (Sofia Loren ottenne l’Oscar per la sua interpretazione della giovane vedova Cesira) metteva in scena le “marocchinate” cioè gli stupri di massa avvenuti in Italia da parte dei goumier al seguito del corpo di spedizione francese. Le vittime furono tra le 20mila e le 40mila. Una macchia sulla liberazione, una pagina di storia “oscurata” che solo il Msi cercò di far venire alla luce in tutta la sua tragica dimensione.

I sogni muoiono all’alba film del 1961 in cui Indro Montanelli si cimenta per la prima e unica volta con la regia. Racconta la ribellione anticomunista a Budapest nella notte tra il 3 e il 4 novembre 1956. Una pellicola che denunciava la cattiva coscienza della sinistra italiana che non condannò la brutale aggressione sovietica in Ungheria.

La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo (1966) racconta il sanguinoso scontro, nel 1957, tra i parà francesi del colonnello Mathieu e i ribelli del Fronte di Liberazione nazionale. La sceneggiatura dava conto anche delle ragioni dei francesi, per questo il film fu accolto con ostilità dalla sinistra.

Il Federale film del 1961 – regia di Luciano Salce –  con uno splendido Ugo Tognazzi nei panni del fascista Primo Arcovazzi. “La pellicola, record d’incassi della stagione, segnava – si legge in Fascisti immaginari di Luciano Lanna e Filippo Rossi – l’inizio dell’interpretazione non retorica del personaggio tipo dell’italiano fascista. Quella stessa interpretazione scanzonata che Tognazzi riproporrà  col simpatico squadrista Umberto Gavazza del film di Dino Risi La marcia su Roma e nel 1973 con l’onorevole Giuseppe Tritoni di Vogliamo i colonnelli“.

Gli onorevoli film del 1963 di Sergio Corbucci. E’ la storia di cinque candidati alle elezioni tra cui il missino Giuseppe Mollica, interpretato da Peppino De Filippo. Celebre il personaggio di Antonio La Trippa (Totò). Una pellicola in cui la comicità si sposa con la critica al “teatrino” della politica. Un tema molto sentito dal Msi che denunciava le degenerazioni della partitocrazia.

Africa addio film del 1966 di Gualtiero Jacopetti, che documenta le contraddizioni dell’Africa postcoloniale. Il film diede notorietà politica a Jacopetti: per i suoi aspetti nostalgici nei confronti dell’Africa incontaminata fu violentemente criticato dalla sinistra e proibito in Francia. Divenne un film cult invece nei cineforum del Fuan e del Fdg. A Roma durante la proiezione al Teatro delle Arti intervenne per contestare il regista un giovane Oreste Scalzone che dovette lasciare il teatro in seguito alla violenta reazione del pubblico.

Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! film di Don Siegel del 1971 con Clint Eastwood che ha imposto il personaggio simbolo di chi professa gli ideali di legge e ordine. Un poliziotto dai modi brutali porta a termine la sua missione nonostante gli ostacoli burocratici, combatte al di là della legge per far trionfare la giustizia. Secondo Giorgio Galli il personaggio era un concentrato delle virtù “della frontiera americana espressione della componente populista del radicalismo di destra”.

Un borghese piccolo piccolo film del 1977 di Mario Monicelli con Alberto Sordi nei panni di un padre disperato che rapisce l’assassino del figlio Mario, ucciso durante una rapina. Un atto d’accusa nei confronti di un’Italia sempre più ostaggio di una criminalità impunita. Una commedia che sfocia nella rappresentazione drammatica di una borghesia abbandonata dallo Stato. La campagna del Msi per la pena di morte sarà avviata nel 1980.

Il prefetto di ferro film del 1977 di Pasquale Squitieri racconta le gesta in Sicilia contro la mafia del prefetto Cesare Mori (Giuliano Gemma). Mori, temuto e ammirato come un duro incorruttibile, è il simbolo di chi giudica un bene superiore estirpare la delinquenza anche scavalcando lo stato di diritto. Per il Msi il film per la prima volta sottolineava i meriti del fascismo nella lotta antimafia poi interrotta dallo sbarco alleato avvenuto con il consenso e con l’appoggio dei clan.

Il Cacciatore film del 1978 di Michael Cimino con Robert De Niro e Meryl Streep premiato con cinque Oscar. E’ la storia di tre operai che partono per la guerra del Vietnam e subiscono torture e soprusi da parte dei vietcong. Oltre la denuncia della crudeltà dei vietcong, c’è l’esaltazione dei valori dell’amicizia e della comunità, della ricerca di sé attraverso la sfida (la scena della caccia al cervo), del patriottismo come àncora cui aggrapparsi dinanzi alla tentazione dell’autodistruzione (nella scena finale del film tutti cantano God bless America).

Excalibur film del 1981 di John Boorman che segna la renaissance del Medioevo negli anni Ottanta. Apprezzato per l’esaltazione delle virtù cavalleresche rappresentate dalle leggende del ciclo arturiano e per i codici spirituali che si ritrovano nel mito della cerca del Graal.

La storia infinita film del 1984 di Wolfgang Petersen tratto dal capolavoro di Michael Ende. Narra del piccolo Bastian che difende il regno di Fantàsia dall’avanzata del Nulla. Il fanciullo guerriero Atreyu darà in seguito il nome ai raduni del FdG. Fu molto apprezzato per i richiami simbolici e per il messaggio antinichilista.

 

 

 

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