Doppio cognome ai figli: ecco alcuni scenari paradossali che ci attendono
Qualche mese fa i coniugi Franco Bianco e Milena Rosso hanno avuto un pargolo: Rosario. I coniugi, refrattari a ogni contesto che si configuri come Tradizione, hanno deciso che Rosario debba avere entrambi i cognomi e la Corte Costituzionale ha sancito che possono farlo. Il pargolo, pertanto, ora si chiama Rosario Bianco Rosso. Un’altra coppia di giovani sposi è in attesa della prima figlia: Umberto Verde e Virginia Seppia. I due sono amici di famiglia della coppia Bianco Rosso e hanno già deciso il nome della bimba, che nascerà tra un paio di mesi: Patrizia. Anche loro, manco a dirlo, vogliono il doppio cognome per la figlia che, pertanto, si chiamerà Patrizia Verde Seppia. E’ molto probabile che Rosario e Patrizia, frequentandosi in virtù dell’amicizia dei rispettivi genitori, s’innamorino e decidano di sposarsi. Avremo, in tal modo, la coppia Rosario Bianco Rosso e Patrizia Verde Seppia. Chi si sposa, generalmente, mette al mondo dei figli e noi tutti auguriamo a Rosario e Patrizia di averne tanti e tutti bravi, belli e buoni. Magari il primo lo chiameranno Walter, nome che, a detta degli studiosi, ritornerà di moda fra una ventina di anni. Il primogenito, pertanto, si chiamerà Walter Bianco Rosso Verde Seppia e, ironia della sorte, frequentando il prestigioso liceo internazionale di Verona, s’imbatterà in un’avvenente fanciulla che gli farà battere forte il cuore: Margot Della Valle Dello Stretto Piano.
E’ un colpo di fulmine! Fidanzamento immediato e matrimonio subito dopo le rispettive lauree, baciato dalla nascita di un bellissimo pargolo, cui daranno il nome di Ivan, altro nome che, sempre a detta degli studiosi, ritornerà di moda tra una quarantina di anni. Ivan cresce splendidamente, coccolato dai genitori e dai nonni. Quando s’iscrive alla prima elementare, però, un destino crudele gli spezza il sorriso. La maestra, infatti, facendo l’appello, chiama Ivan Bianco Rosso Verde Seppia Della Valle Dello Stretto Piano, suscitando l’ilarità della classe. Ivan, rosso in volto per la vergogna, prende una penna e la conficca nell’occhio del suo compagno di banco, che stramazza al suolo. Attonito, vedendo il sangue che scorre a fiumi e gli altri bimbi che scappano terrorizzati, subisce un terribile shock. Il compagno di banco, che si chiama semplicemente Biagio Brambilla, dopo un delicato intervento chirurgico e un trapianto, riacquista la vista e torna a vivere normalmente, diventando, grazie a quella triste esperienza, una importante star televisiva, uno scrittore di successo e un seguitissimo attore. Ivan, purtroppo, non si riprende e peggiora anno dopo anno. Viene ricoverato in una clinica psichiatrica di Zurigo, famosa per nuove formule terapeutiche studiate appositamente per curare i figli di genitori cretini. La terapia, però, è ancora allo stato sperimentale e non sempre funziona. Ivan, un pomeriggio, riesce a eludere il controllo e sgattaiola nella zona cucine, dove è ubicata una enorme cella frigorifero tarata a venti gradi sotto zero. Vi entra e si sdraia sul lato opposto dell’ingresso, tra due gigantesche spalle di manzo. Lo troveranno dopo due giorni, con l’espressione che aveva Jack Nicholson, alias Jack Torrance, nella scena finale di Shining.
Un apologo semiserio nell’era del doppio cognome
Gentili Mamme che bramate il doppio cognome, non me ne vogliate per questo mio scritto e non consideratemi un vostro nemico: è vero l’esatto contrario. Sono un vecchio cavaliere errante, oramai, che considera la Donna il fiore più prelibato di quel magico giardino, ubicato nello spazio infinito, convenzionalmente chiamato Pianeta Terra. Alla pari di tutti i cavalieri erranti, la venerazione tributata all’universo femmineo trascende i limiti dell’umano sentire e s’impregna dei colori percepibili solo sulle vette del “sublime”. Da quelle vette osservo i fremiti di una umanità sempre più smarrita, nella vana ricerca di un senso lì dove un senso proprio non esiste. E intanto le lancette dell’orologio avanzano impietose, incuranti di chi non riesca a godersi le albe perché imbragato nelle tenebre di una insulsa esistenza. A conclusione di questo articolo, pertanto, consentitemi di invitarvi a tornare a sorridere, abbandonandovi tra le braccia di colui che amate e restandovi a lungo, rinunciando ai pensieri e dando sfogo solo alle sensazioni. Vedrete che sarà bello (ri)scoprire una nuova dimensione del vostro essere. Una dimensione che sa d’antico, certo, e proprio per questo ha radici solide per “proiettarsi” in modo sano nel futuro, che anche grazie a voi sarà sempre più roseo e scevro delle troppe distonie che avvelenano il presente. Acquisita questa consapevolezza, sarà bello accarezzare i vostri figli, ben sapendo che i loro non correranno il rischio di finire in una clinica di Zurigo. Tutti gli “Ivan” che verranno, vi ringraziano anticipatamente.