Convalidati i domiciliari alla pasionaria No-Tav. Ma lei insiste: evaderò ancora
Dopo due giorni di complimenti e di cerimoniose dichiarazioni di stima e di forsennata corsa alla solidarietà di partiti e movimenti contrari alla nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità, oggi si è finalmente pronunciata anche la legge: e la pasionaria No-Tav Nicoletta Dosio si è vista convalidare – senza troppi apprezzamenti da parte dei togati – l’arresto. La donna, fermata due giorni fa davanti al Tribunale di Torino dove partecipava a una manifestazione nonostante fosse ai domiciliari, sarà dunque processata per evasione il prossimo 23 novembre: per l’occasione i suoi avvocati, Emanuele D’Amico e Valentina Colletta, hanno già anticipato che chiederanno il processo con rito ordinario. Intanto, nel corso della giornata la 70enne professoressa in pensione, fresca d’evasione e di convalida dell’arresto, rientrerà nella sua casa in Val Susa che, ha già tribadito alludendo a intenzioni “bellicose” e rilanciate in spregio della legge e di chi, invece, la osserva o quantomeno è rigorosamente costretto a farlo, che: «La mia casa non è una prigione. Non sarò la carceriera di me stessa».
Convalidati i domiciliari alla pasionaria No-Tav
E a quel punto giù, di nuovo, con ridondanti e stereotipate attestazioni di stima per la sua «disobbedienza civile»: complimenti di rito indirizzati a quella che è divenuta nel tempo uno dei personaggi più noti della “resistenza” alla Torino-Lione, ribatezzata appunto “la pasionaria”. In realtà trattasi semplicemente di una delle tante contestatrici che nel loro pendolarimso tra la trincea del cantiere di Chiomonte e i domiciliari – se non la cella – devono fare tappa in Questura, prima, e in tribunale, poi. A lei continua ad andare bene – perché non può essere incarcerata per motivi di età – e così, ancora una volta, la pasionaria No-Tav ha ripreso la strada di casa. Che lascerà di nuovo, assicura chi la conosce, per continuare la sua «consapevole, condivisa e felice evasione contro provvedimenti preventivi che sono più che mai – ha sostenuto nuovamente la donna – strumento di intimidazione e tentativo di minare una lotta giusta e collettiva». Un linguaggio a dir poco logoro il suo, che probabilmente striderà persino alle orecchie dei suoi stessi compagni d’armi e di rivolta. Un modo di esprimersi – quello della professoressa in pensione dalla scuola, ma mai congedatasi da logiche sessantottine e dai suoi decadenti stereotipi –a cui la storica militante No-Tav declina intenti rivoluzionari stancamente fuori moda.
Una disobbedienza che non ha nulla di nobile…
Indagata per una delle tante manifestazioni in Val di Susa sfociate in situazioni di guerriglia urbana, quella del 28 giugno 2015, quando un folto gruppo di dimostranti prese di mira per l’ennesima volta le recinzioni del cantiere di Chiomonte, la Dosio si è sistematicamente sottratta prima all’obbligo di firma, e poi all’obbligo di dimora. Sottoposta all’obbligo di firma, infatti, l’attivista si è sistematicamente rifiutata di presentarsi ai carabinieri per ottemperare alla misura cautelare. Stessa “ribellione”, quindi, rivendicata anche in occasione dell’obbligo di dimora: così lo scorso 22 settembre i carabinieri le hanno notificato i domiciliari, che avrebbe dovuto scontare presso la sua abitazione di Bussoleno (Torino). Ma la stessa reazione, come noto, la donna l’ha ribadita appena 48 ore fa, quando si è tranquillamente fatta beffa della legge e del provvedimento che le imporrebbe di stare a casa. Parlando di militanti No-Tav, insomma, alludere anche solo lontanamente a «gesti dall’alto valore civile» o a «nobili atti di disobbendienza» suona davvero come una profonda offesa morale; come uno sfregio inferto alla ferita sociale perennemente aperta e inflitta a tutti: a partire agli agenti delle forze dell’ordine aggrediti nell’esercizio delle loro funzioni: garantire l’esecuzione di un’opera pubblica decisa nelle sedi istituzionali democratiche, difendere la legge e la Costituzione. Quella che la super elogiata pasionaria ha raggirato ancora una volta.