La democrazia è in ritirata: Turchia, il colpo di stato l’ha fatto Erdogan
Quanto accade in Turchia è terribile. Non è soltanto un «segnale spaventoso», come dice il presidente del Parlamento europeo Martin Schultz. È la prova che ormai non ci sono più limiti alla decenza istituzionale. La scure del sultano, inferocito e forse impazzito, si abbatte contro tutti coloro che contrastano i suoi piani, per lo più eversivi. Erdogan, dopo essersi inventato (o comunque aver favorito) il «golpe farlocco» di luglio, getta la maschera e osa compiere atti che neppure i peggiori dittatori avevano avuto l’ardire di commettere, si legge su “Il Corriere della Sera“.
Erdogan ha sfruttato il «golpe fasullo»
Ha rimosso l’ultimo freno per imporre la dittatura frontalmente la forza politica che si oppone ai suoi piani liberticidi: l’Hdp, con a capo due curdi, Demirtas e Yuksekdag, che hanno guidato il partito raccogliendo consenso dagli oppositori e portandolo in Parlamento, dopo aver superato la barriera del 10%. L’Hdp è l’unico ostacolo che impedisce a Erdogan di cambiare la Costituzione, e di diventare un Videla o un Pinochet. Quindi i capi del partito curdo sono stati arrestati in una giornata di fuoco e di morte a Diarbakir, da dove giungono notizie drammatiche. Attentati, minacce, violenze generalizzate, ferocia diffusa, torture.
Social media censurati in Turchia
Nonostante la censura dittatoriale imposta dal sultano, che ha oscurato in gran parte del Paese Facebook, Twitter, Google, Whatsapp e Instagram, le informazioni dribblano i divieti e comunque ci arrivano. Copiose e altamente drammatiche! Informazioni che neppure la macchina del dittatore riesce a contenere, ignorando la capacità di penetrazione dei social. Il problema non è soltanto la difesa dei nostri amici turchi, che pagano da eroi il prezzo dell’infamia. Ci impone di riflettere su come agire verso un Paese che per l’Occidente è fondamentale. Il nostro governo e l’Alto rappresentante europeo Federica Mogherini sanno perfettamente quanto sta accadendo. Purtroppo non bastano più dichiarazioni preoccupate. Ma come agire e come reagire?