Gli anarchici del Fai rivendicano altri attentati ai bancomat delle Poste

8 Nov 2016 18:42 - di Roberto Frulli

Sono stati rivendicati dalla Fai, la Federazione Anarchica Informale, i due attentati contro due postamat compiuti a Genova una settimana fa.
La rivendicazione è apparsa sul sito Informa-azione. «Verba volant, scripta manent, ignis ardens. Bruciati 2 postamat e 1 bancomat – si legge nel comunicato pubblicato sul sito – Lo Stato incarcera, Mistral Air (società del gruppo Poste italiane, ndr) deporta, Unicredit finanzia Erdogan. Poste e banche continueranno ad essere attaccate. Solidarietà con Alfredo, Nicola, Sandro, Marco, Anna, Valentina, Danilo, Daniele e Divine».
Il riferimento è all’operazione della Procura di Torino e della Digos che aveva portato all’arresto di sette anarchici accusati di numerosi attentati contro le forze dell’ordine e politici.
In un primo momento gli attentati – sul caso indaga la Digos di Genova – erano stati ricondotti all’azione del movimento No Borders, che contesta le Poste perché mette a disposizione i propri aerei per i rimpatri degli immigrati.
Gli sportelli, a Oregina e Castelletto, erano stati danneggiati con il lancio di molotov che avevano procurato danni ai Postamat ma non agli uffici.
Non è certo la prima volta che gli anarchici prendono di mira con ordigni incendiari la rete degli sportelli bancomat.
Il 30 aprile scorso un cliente aveva trovato un ordigno incendiario composto da una tanica di benzina, alcuni fili e un timer rudimentale davanti ad un ufficio postale del quartiere Barriera di Milano in via Bologna. Per nulla preoccupato del potenziale pericolo, l’uomo aveva scansato l’ordigno prima di prelevare del denaro al postamat sotto cui era stato originariamente posizionato.

Quel filo rosso che lega gli ordigni contro i bancomat
delle Poste alle politiche sull’immigrazione

Nella notte fra il 25 e il 26 maggio viene compiuto un altro blitz contro il gruppo Poste ma a Genova: vengono distrutte le vetrate, le insegne, il postamat e anche le telecamere. Anche quest’attacco viene rivendicato sul sito Informa-azione: «alcuni nemici delle frontiere – si legge sul sito – hanno attaccato un ufficio delle Poste italiane: complici nelle

deportazioni. Sono state sabotate le telecamere, il postamat, le vetrate e le insegne». Nella rivendicazione viene riportato anche il testo del manifesto che era stato affisso alla porta: «attacchiamo e sabotiamo la macchina delle deportazioni in tutte le sue forme. Solidarietà ai e alle migranti in lotta. Per la libertà di tutti e tutte di vivere liberamente senza confini né nazioni».
Nella notte fra il 6 e il 7 giugno le telecamere dell’istituto postale nei pressi di Spianata Castelletto riprendono due persone, vestite di scuro e con il volto coperto, mentre posizionavano un ordigno sotto il bancomat delle Poste. Le indagini si orientano subito verso i movimenti anarchici e no global e il gesto viene ricondotto alle proteste di chi attacca le Poste che mettono a disposizione del governo italiano i propri velivoli per trasferire gli immigrati.
Il 9 giugno di quest’anno un altro sportello Postamat dell’ufficio postale di via Montebello, nel centro di Torino è entrato nel mirino degli attentatori che hanno posizionato l’ordigno, composto sempre da una tanica di benzina e da alcuni cavi, poi successivamente testato dagli artificieri che hanno accertato come avrebbe potuto sviluppare una fiammata pericolosa. Rimosso senza innescarlo è stato poi consegnato alla squadra scientifica che lo ha analizzato.

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