Istat: maglia nera per l’Italia. La produttività del lavoro scende ancora
Maglia nera per l’Italiain fatto di produttività del lavoro. Lo rileva l’ultimo studio dell’Istat, spiegando che negli ultimi venti anni, «nel periodo 1995-2015, la crescita media annua della produttività del lavoro in Italia (+0,3%) è risultata decisamente inferiore a quella dell’Unione europea (+1,6%), dell’area Ue15 (+1,4%) e dell’area euro (+1,3%)». Sempre secondo l’istituto nell’ultimo anno l’Italia è l’unico paese europeo, tra quelli qui considerati (Francia, Regno Unito, Spagna e Germania), a registrare nel 2015 una diminuzione della produttività del lavoro dello 0,3%.
Istat: l’Italia dietro l’Ue
In Italia la produttività totale negli ultimi 20 anni «è diminuita ad un tasso medio annuo dello 0,1%», osserva l’Istat nel report annuale sulle Misure di produttività, segnalando quindi uno stallo nel lungo periodo. Il dato complessivo 1995-2015 è però frutto – si legge sul rapporto – «di andamenti profondamente diversi nelle due fasi 2003-2009 e 2009-2013: nel primo periodo è scesa dello 0,9% in media d’anno, nel secondo ha invece segnato una crescita (+0,8%). Ora, nell’ultimo biennio, la produttività totale dei fattori è risultata in crescita, sia nel 2014 che nel 2015 (+0,7% e +0,4%)».
Cala la produttività del lavoro
L’Istat specifica che la produttività del lavoro è calcolata come valore aggiunto per ora lavorata, mentre quella del capitale viene misurata dal rapporto tra valore aggiunto e input di capitale (che comprende sia beni materiali come i macchinari, i capannoni o i mezzi di trasporto sia beni immateriali come gli investimenti in ricerca e sviluppo o sistemi di comunicazione). Poi c’è il dato complessivo, sulla produttività totale dei fattori, che, spiega ancora l’Istituto di statistica, «misura la crescita del valore aggiunto attribuibile al progresso tecnico e ai miglioramenti nella conoscenza e nell’efficienza dei processi produttivi”. I numeri contenuti nel report fanno parte della cosiddetta contabilità della crescita, un approccio analitico che scompone la dinamica dell’output nei contributi derivanti dai fattori produttivi primari (lavoro e capitale) e da una componente non spiegata da quegli stessi fattori, definita produttività totale dei fattori. L’Istat concludendo sottolinea come siano «escluse dal campo di osservazione le attività di locazione di beni immobili, le attività del personale domestico, tutte le attività economiche appartenenti al settore istituzionale delle amministrazioni pubbliche e quelle delle organizzazioni e degli organismi internazionali».