L’addio di Obama è la fotografia della crisi della democrazia occidentale
Il pubblico che lo ha ascoltato ad Atene, nella sede della Fondazione Niarchos, era prevalentemente giovane: vi è da chiedersi se ascoltavano il professor Obama o il presidente Obama. Pronunciato alla vigilia della sua uscita dalla Casa Bianca, il discorso merita di essere incluso — assieme a quelli pronunciati nel 2009 al Cairo sui rapporti con l’islam e a Praga sul disarmo nucleare — in un’antologia deir’Obamapensiero”, si legge su “la Repubblica”.
La democrazia in crisi ai tempi di Obama
La sua apologià della democrazia, nello stesso tempo apologià dei propri otto anni da presidente, viene infatti pronunciata in un momento in cui i principi democratici e pluralisti da lui esposti sono sotto attacco e spesso in ritirata in tutto il mondo. Un momento in cui la democrazia spesso è ridotta al solo rituale delle elezioni, senza il rispetto delle minoranze, della libertà di stampa, della divisione dei poteri. Un momento in cui la disuguaglianza smentisce un po’ dovunque le promesse della democrazia. Un momento in cui vincono le risposte semplici ai problemi complessi — come clamorosamente dimostrato dalla vittoria di Donald Trump.
La crisi della democrazia occidentale
La campana, comunque, suona anche per noi. Anche nell’attuale fase postimperiale dell’America la presidenza americana rappresenta un punto privilegiato da cui si proiettano a livello globale potenti influenze politico-ideologiche. Pensiamo a Kennedy, che ha lanciato a livello mondiale, ben al di là della sua stessa sostanza politica, un forte messaggio di progresso e apertura e a Reagan, che con Thatcher ha promosso l’egemonia neoliberista che risulta ancora oggi dominante a livello globale nonostante le dure repliche della più recente storia economica. Vi è quindi da temere che, dopo la parentesi Obama, Trump riesca a lanciare, dal potente pulpito della Casa Bianca, un messaggio reazionario e non semplicemente conservatore che rafforzerà ulteriormente e renderà difficilmente reversibile la spinta an tidemocratica già evidente: da Putin a Erdogan, da Modi ai movimenti xenofobi in Europa. Non sarà facile evitare che il discorso di Obama ad Atene passi direttamente agli archivi della storia senza avere un impatto sulla politica del nostro tempo.